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Giovedì, 18 Apr 2024

“Entro la fine di gennaio 2017 sarà pronta la mappa del rischio sismico, idrogeologico, industriale, vulcanico per ogni singolo comune italiano. Si avrà una sorta di indicatore della pericolosità lungo tutto lo stivale”.

Era quella la data prevista per la fine della prima fase dei lavori della squadra di Casa Italia, composta da esperti coordinati da Giovanni Azzone, con la collaborazione di Renzo Piano e dei suoi architetti, secondo quanto affermato dal professor Azzone stesso in un’intervista il 16 novembre 2016.

Ad Azzone l'allora presidente del consiglio Matteo Renzi, sull’onda dell’emozione del terremoto di Amatrice, aveva affidato la guida della struttura di missione denominata Casa Italia, un piano per la prevenzione e la messa in sicurezza dell’intero territorio nazionale.

Casa Italia, istituita con Dpcm 23 settembre 2016, è (era?) composta da un esperto con funzioni di project manager (nella persona del professor Azzone) e da 17 esperti, con particolare qualificazione professionale nei settori di attività pertinenti alle funzioni esercitate, che dovevano preparare il progetto da realizzare a basso costo: circa 15-20 milioni pubblici.

Azzone e altri 4 esperti hanno tenuto a chiarire che il loro lavoro sarebbe stato a titolo del tutto gratuito, gli altri hanno ricevuto compensi fino a 60mila euro annui lordi. Tra questi ultimi c’è anche l'attuale presidente INGV, Carlo Doglioni, chiamato a far parte della struttura indipendentemente dalla carica di vertice rivestita nello stesso INGV, che -  a mio avviso - in quanto istituzione pubblica finanziata dallo Stato, in Casa Italia avrebbe dovuto avere un ruolo guida, considerato il suo impegno più che trentennale coronato da grandi successi, nel quantificare la pericolosità sismica nazionale, nell'individuare e suggerire i metodi per la difesa dai terremoti e nella formazione di esperti di livello internazionale in un settore scientifico tanto complesso.

Per inciso, se il professor Doglioni fosse stato nominato esperto nella qualità di presidente dell’INGV, probabilmente, anzi certamente non avrebbe potuto ricevere alcun compenso aggiuntivo rispetto a quello spettantegli quale organo di vertice dello stesso INGV.

L’INGV, invece, è stato tenuto completamente da parte e questo - a mio avviso - è un gravissimo vulnus alla correttezza e al buonsenso. Un atto di irresponsabilità gravissimo.

Nel novembre del 2017, il gruppo di esperti di Casa Italia ha presentato il "Rapporto sulla Promozione della sicurezza dai Rischi naturali del Patrimonio abitativo" (d’ora innanzi, Rapporto). Grande era stata la speranza suscitata dall'iniziativa governativa, grandissima è stata la delusione leggendo il Rapporto stesso, specialmente per quanto concerne le considerazioni di natura sismologica. Il documento riporta, infatti, considerazioni gravemente errate sulla pericolosità sismica dell'area italiana e sul rischio ad essa associato. Considerazioni addirittura lesive delle competenze di coloro che con impegno pluriennale hanno realizzato la Mappa dì Pericolosità Sismica, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale con dignità di legge nel 2004, su cui si basa la normativa antisismica vigente.

I gravi errori contenuti nel Rapporto furono evidenziati in dettaglio in un articolo apparso sul Foglietto, quando espressi la mia delusione per un’evidente occasione mancata, oltre che una vergognosa mancanza di rispetto verso le popolazioni terremotate dell'Appennino centrale. A queste accuse, gravi e argomentate, ancora non c’è stata reazione alcuna. E questo è ancor più grave. Si auspica che vengano al più presto prese le determinazioni necessarie per bloccare il processo di degrado culturale di un ambiente scientifico organizzato e sviluppato per far fronte alle necessità oggettive del Paese più sismico e vulcanico d’Europa.

Fino ad oggi, Casa Italia - a mio parere - è stata una scommessa persa. I gravissimi errori di natura sismologica contenuti nel Rapporto mostrano che chi ne ha elaborato quella parte non ha grande dimestichezza con la materia, che invece hanno i numerosi veri esperti di pericolosità sismica che operano all'INGV. Questo va detto con forza perché ormai, da troppo tempo, si sminuisce la credibilità di un ente che, in quanto fondamentale per la nostra sicurezza, deve godere del massimo della fiducia da parte di noi cittadini.

Infine, anche se può risultare avvilente per chi crede nella ricerca scientifica come attività di alto valore etico, non può essere ignorata l’iniziativa di Casa Italia dell’aprile dello scorso anno di destinare 25 milioni di euro per dieci cantieri-pilota, da avviare in altrettante località-simbolo del rischio-terremoti in Italia: Catania, Feltre, Foligno, Gorizia, Isernia, Piedimonte Matese, Potenza, Reggio Calabria, Sora, Sulmona.

Una domanda sorge spontanea: Feltre è una località ad elevato rischio sismico? Il Catalogo dei Forti Terremoti in Italia dell'INGV ci informa del fatto che nella sua lunga storia Feltre ha risentito una volta effetti di VII grado della scala Mercalli e un’altra di VI grado per terremoti verificatisi altrove. Nessun altro terremoto negli ultimi 1000 anni ha causato effetti di sorta; insomma, a Feltre assolutamente nessun danno di origine sismica.

Dunque, perché inserire Feltre tra i luoghi-simbolo di una iniziativa per la mitigazione di un rischio sismico che manifestamente in quella città è sostanzialmente nullo?

Come sanno bene i lettori del Foglietto, in gran parte ricercatori usi a ragionare in termini statistici, la probabilità che Feltre ricadesse per caso tra le dieci località-simbolo selezionate da Casa Italia è prossima allo zero.

A voler pensar male si potrebbe ritenere che in questa scelta potrebbe aver pesato l'opinione del presidente INGV, che in quella città è nato. Ma noi non pensiamo male, perché non vogliamo commettere peccato.

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