di Adriana Spera
La rivista online Scienza in rete ha pubblicato un articolo di due ricercatori, Francesco Sylos Labini e Angelo Leopardi, titolato "Enti di ricerca e IIT", in cui si traccia una sorta di classifica della produttività degli enti di ricerca italiani.
L'articolo, ampiamente ripreso da Elena Dusi su La Repubblica di ieri, ha suscitato non poche rimostranze.
In particolare, esso è stato contestato dall'Ingv presieduto da Enzo Boschi, che ha evidenziato le carenze metodologiche dell'indagine condotta dai predetti ricercatori, a partire dal fatto che sono stati messi a confronto enti estremamente diversi tra loro per statuto, mission, finanziamenti e stato giuridico del personale. I dipendenti con contratti a tempo determinato o altre tipologie contrattuali non appaiono, così come le collaborazioni temporanee con docenti universitari.
Inoltre, non si tiene conto che i ricercatori dipendenti degli Epr spesso pubblicano i propri articoli anche su riviste non censite nel sistema Jcr, così come vengono attribuite al Cnr anche pubblicazioni prodotte da professori universitari affiliati ad esso. Insomma, per Boschi, le conclusioni dello studio "non rendono giustizia all'Ingv" perché "il semplice rapporto tra numero di pubblicazioni e unità di personale così come tra fondo di finanziamento ordinario e numero di pubblicazioni non può tener conto dell'enorme attività di servizio portata avanti dall'ente che si occupa di un monitoraggio h24 delle rete sismica nazionale, delle reti sismiche locali, delle reti di sorveglianza vulcanica e geodetica".
"L'Ingv - prosegue Boschi - è un istituto considerato tra i centri di ricerca più influenti al mondo nei settori della Sismologia, della Vulcanologia e della Geofisica Ambientale".
Il rapporto mondiale del SIR 2010 colloca, infatti, l'Ingv al primo posto in Italia tra gli istituti di ricerca e le università che si occupano di geoscienze di gran lunga al di sopra anche dell'Infn e dell'Inaf.
Il Foglietto rileva, inoltre, l'inesattezza dei dati su finanziamenti e numero di personale e si chiede come sia stata valutata l'attività di organismi come, ad esempio, la Fondazione Monasterio. Una cosa è certa: non si possono confrontare realtà così diverse e, soprattutto, non si può non tener conto del peso del precariato sull'attività di ricerca.
"Un ranking sbagliato - conclude polemicamente Boschi - in tempi di contrazione di finanziamenti può essere molto grave".