di Antonio Del Gatto
Di questi tempi c'è una grande sensibilità per la dignità umana, con tutti gli annessi e connessi.
Ne tratta già la Costituzione, ma è più in richiamare il Trattato di Lisbona, come fa anche il preambolo del "Codice di condotta dell'Istat per la prevenzione e la lotta contro il mobbing e le molestie sessuali", che all'art. 9 disciplina la figura del Consigliere di fiducia.
Col comunicato n. 47 del 30 maggio scorso, l'ente statistico informa di aver nominato la sua Consigliera di fiducia, ma ne presenta i compiti in modo assai riduttivo.
Parlando di "sostegno in ambito psicologico attraverso le attività di abilitazione e riabilitazione", sembra quasi che il problema che tale figura deve affrontare sia solo quello del dipendente che, in quanto vulnerabile sul piano psicologico (non tutti sono coriacei come i direttori, che reggono ogni ritmo e, come gli olimpionici di tiro al piattello, non mancano mai un obiettivo, giustamente ricevendone lauta ricompensa), non è attrezzato per sopportare adeguatamente disparità di trattamento, discriminazioni, soprusi et similia.
La Consigliera di fiducia fa molto di più che ascoltare possibili “instabili” e/o “mattacchioni” vari.
Forse è il caso di "non manomettere le parole", come scrive Gianrico Carofiglio in un suo libro di successo, e di fare un nuovo e più completo comunicato e, visto che ci siamo, di dare alla Consigliera una sede meno periferica di piazza Indipendenza.
Giovannini, che ha a cuore il "benessere dei dipendenti", senz'altro capirà. E’ un fatto di trasparenza.