Redazione
All'Istat, un tempo si diceva che i presidenti passavano, il dg restava.
Questi rappresentava la continuità, veniva quasi sempre dall'interno e non conosceva scadenze, diversamente dai prodotti del supermercato.
Poi i presidenti hanno cominciato a durare di più e i direttori di meno. Ma tutti rigorosamente "a scadenza", come vuole appunto la logica del supermercato.
Per essi vale ormai la poesia che Ungaretti dedicò ai soldati della grande guerra: "Stan, come d'autunno, sugli alberi le foglie".
Di lusso, ma precari. Con l'ombra (solo un'ombra, per carità) di quel terribile etimo, precario in latino significando "ottenuto con la preghiera".
Il dpr 166 del 2010, incredibile dictu, sembra aver conferito poteri pieni e assoluti al presidente.
Un esempio si è avuto ieri, quando Enrico Giovannini, dovendo selezionare ben dodici direttori centrali, oltre a quattro capi dipartimento, ha inviato ai candidati il seguente messaggio: "Si informa la S.V. che sono in corso le valutazioni, di cui all'avviso del 26 aprile 2011, delle espressioni di interesse per le posizioni di Direttore Centrale. Per ragioni organizzative, si anticipa che, nel caso in cui la Commissione di valutazione delle espressioni di interesse ritenga opportuno invitarLa al colloquio, quest'ultimo si svolgerà presumibilmente il prossimo 21 luglio. Naturalmente, in tale evenienza, Lei riceverà la previa convocazione ufficiale per via elettronica e per raccomandata".
Peccato che a nessuno, neppure ai candidati, è dato conoscere i nomi dei valutatori. Era già accaduto per la selezione del direttore generale.
E dire che quello della trasparenza è un chiodo fisso di Giovannini. Al punto da averla resa invisibile. Per il benessere dei dipendenti?