di Paolo Vita
Il Consiglio nazionale delle ricerche è meglio di Mediobanca in quanto a partecipazioni in società, fondazioni, consorzi, distretti tecnologici e associazioni.
Complessivamente il numero di tali cointeressenze alla data del 31 dicembre 2009, rilevate dagli ispettori della Ragioneria Generale dello Stato, ammontava a 97.
In molti casi si tratta di esperienze che producono utili, ma talvolta sono dei veri e propri pozzi senza fondo, che fanno gridare al danno erariale gli uomini del ministero dell'Economia, che infatti hanno inviato queste informazioni alla Corte dei conti per gli opportuni provvedimenti.
Quel che preoccupa gli ispettori è che i debiti sommersi delle società partecipate dallo Stato possano appesantire ulteriormente i conti pubblici italiani visto che il garante di ultima istanza dei debiti del Cnr è l'Italia.
Per avere un piccolo esempio basta pensare che nel 2008 sono state messe in bilancio dal Cnr minusvalenze relative alle partecipazioni per 361mila euro di cui 141mila euro dovuti a "correzioni errori degli importi di partecipazione del Cnr nelle varie società".
Ora vediamo le società partecipate dal Cnr che hanno attirato maggiormente l'attenzione degli ispettori. Il Consorzio Civita fu costituito nel 1990 con un impegno finanziario da parte del Cnr di 52mila euro (pari al 16,66%), tra il 2007 e il 2009 le perdite complessive sono state pari a 181mila euro e di conseguenza la quota versata dall'Ente guidato da Luciano Maiani oggi vale 7516 euro.
Inoltre questo consorzio ha venduto da qualche tempo il ramo d'azienda che aveva spinto il Cnr a entrare, facendo così venir meno lo stesso interesse del Cnr a partecipare a Civita ma nonostante ciò il Consiglio Nazionale delle Ricerche non ha pensato di rinunciare a tale partecipazione.
Così gli ispettori della Ragioneria, nella loro relazione hanno scritto che secondo loro "ricorrono le condizioni previste dalla legge finanziaria 2008 per l'uscita immediata del Cnr da tale partecipazione".
Il Sincrotrone di Trieste a cui il Cnr partecipa con una quota del 5%, già posseduta dall’Infm, fino ad oggi si è rivelato un vero e proprio salasso per l'ente guidato da Maiani, che a fronte di una piccola quota di partecipazione si è addossato l'onere di ripianare tutte le perdite della società consortile pari a 12,1 milioni.
(1 - continua)