di Biancamaria Gentili
Nessuno poteva immaginare che la pur poco scientifica vicenda del Museo dei Orologi del comune di San Marco dei Cavoti avrebbe avuto un epilogo in Tribunale.
La storia della collezione privata (cinquanta esemplari) di orologi da torre, acquistata alla fine degli anni ‘90 dal Cnr per 800 milioni di lire (chi ne stimò il valore?) e affidata alle cure dell’amministrazione comunale del piccolo borgo in provincia di Benevento, era stata raccontata dal Foglietto con due articoli del 23 aprile e del 2 maggio 2007, corredati da un servizio fotografico realizzato dal nostro inviato in occasione della riapertura del Museo dopo alcuni lavori di restauro.
Il Cnr, all’epoca presieduto da Lucio Bianco, dopo aver acquistato la collezione su sollecitazione di Ortensio Zecchino, ministro dell’Università e della Ricerca nel primo e nel secondo governo D’Alema, aveva deciso di allocarla all’interno di un Museo allestito dal Comune, al quale l’ente di piazzale Aldo Moro si impegnava ad inviare annualmente un assegno di 200 milioni di vecchie lire, convertiti in 103 mila euro dal 2002, in cambio della cura, conservazione e esposizione delle particolari macchine del tempo.
Sta di fatto, però, che dopo l’intervento del Foglietto, ripreso anche da alcuni giornali nazionali, i rapporti tra la proprietà (Cnr) e la gestione degli orologi (Comune) si incrinarono, al punto da approdare in Tribunale.
Qui il Cnr, dopo aver riscontrato irregolarità nella rendicontazione predisposta dal Comune in ordine all'utilizzo del finanziamento annuale, depositò, su iniziativa di Federico Rossi, presidente facente funzioni dell’ente dopo le dimissioni di Fabio Pistella, una denuncia, costituendosi parte civile, deliberando al contempo la risoluzione della convenzione con lo stesso Comune.
Le indagini della Procura della Repubblica di Benevento sfociarono nel rinvio a giudizio di due funzionari comunali, accusati di falso e truffa. I due avrebbero contabilizzato spese per il funzionamento del Museo mai effettuate.
Con sentenza emessa a novembre scorso dal giudice monocratico di Benevento, Daniela Fallarino, il Tribunale ha condannato i due imputatii a tre anni di reclusione.
La vicenda ha fatto scalpore nel pittoresco borgo sannita e ha provocato un vero terremoto politico all’interno del consiglio comunale, come ha raccontato Teresa Ferragamo il sette dicembre scorso dalle colonne del quotidiano Il Sannio.