di Antonio Del Gatto
Era appena il 12 luglio scorso quando il presidente dell'Istat Giovannini tuonava a mezzo stampa: "Dal prossimo primo gennaio non effettueremo più statistiche. Continueremo a pagare stipendi e affitti, ma non riusciremo ad assolvere alla nostra funzione: fornire dati di qualità, affidabili, tempestivi".
A poco meno di due mesi, ancorché non ci sia stata alcuna reazione concreta da parte del Governo alla minaccia di "serrata" di Giovannini, l'umore sembra radicalmente mutato ai piani alti di via Balbo.
E' bastata la firma da parte dei titolari dei dicasteri dell'economia e della funzione pubblica di un Dpcm di autorizzazione ad assumere sul turn over 2009 e 2010, ancora da registrare da parte della Corte dei conti, per dischiudere nuovi orizzonti alla statistica ufficiale, tanto da indurre il direttore generale, Maria Carone, a diffondere un comunicato interno dai toni decisamente trionfalistici.
In teoria, con il predetto Dpcm, l'Istat potrà assumere 141 dipendenti a tempo indeterminato, grazie ai quali, scrive la Carone, "l'Istituto potrà disporre di risorse importanti e qualificate per lo svolgimento dei propri compiti istituzionali", tali da consentire "di superare alcune delle principali criticità".
Come sarà possibile, visto che la quasi totalità di dette professionalità già da tempo operava nell'ente? Mistero.