di Biancamaria Gentili
Maria Chiara Carrozza non è riuscita, prima di abbandonare la poltrona di ministro dell’istruzione, università e ricerca, a chiudere la pratica Ingv, con l’ok alla nuova dotazione organica, propedeutica all’avvio del processo che in un quinquennio assicurerà un rapporto di lavoro a tempo indeterminato a 200 dei 400 precari presenti nell’ente.
Eppure per farlo ha avuto a disposizione più di tre mesi, ove si consideri che la legge 128 è apparsa in Gazzetta lo scorso 11 novembre.
Evidentemente, la burocrazia è stata più forte del ministro, che pure aveva mostrato attenzione per le sorti del personale non di ruolo dell’ente di via di Vigna Murata.
Ma, per Usi-Ricerca, il ritardo sembra ascrivibile anche a una certa inerzia dei vertici dell’ente che, in questi mesi, nessuna informativa ufficiale hanno dato alle organizzazioni sindacali sullo stato dell’arte, né si è venuti a conoscenza di iniziative da parte degli stessi vertici per sollecitare l’azione ministeriale.
Probabilmente, problemi ben più seri, come ad esempio l’acquisizione di una nuova sede dell’Ingv in quel di Pisa, occupano gli organi preposti alla gestione dell’ente, così relegando in secondo piano l’annosa questione precari.
Con l’insediamento della nuova titolare del Miur, Stefania Giannini, i tempi appaiono destinati a dilatarsi ulteriormente e sarà difficile smentire chi prevede che difficilmente entro la fine dell’anno si avranno le prime stabilizzazioni.
Dunque, all’Ingv, il precario può attendere, mentre qualche sigla sindacale cerca di approfittare della “vacatio” ministeriale, per impartire lezioni d’alta scuola giuridica sulle modalità di applicazione della legge 128.