In un nostro articolo del 28 ottobre scorso avevamo scritto che dal disegno di legge di stabilità, varato dal governo il 15 ottobre e trasmesso alla Camera dei Deputati soltanto domenica 25, scontato l’ennesimo scandaloso blocco dei contratti per i pubblici dipendenti fino a tutto il 2015, cominciavano a venir fuori sorprese, che certamente non avrebbero fatto piacere ad alcuni enti pubblici di ricerca, che si apprestavano a subire una riduzione, più o meno consistente, di finanziamenti.
Per la precisione, si trattava di sei enti, con in testa il Cra che, in attesa della trasformazione in Agenzia, previa incorporazione dell’Inea, avrebbe subito nel 2015 un taglio di risorse pari a 3 milioni di euro.
A seguire l’Istat, che sempre nel 2015 avrebbe ricevuto dallo Stato un assegno ridotto di 2 milioni di euro. Stessa sorte per Ispra ed Enea che, rispettivamente, avrebbero pagato pegno per 600 e 583mila euro (art. 20, comma 1 – pp. 166 e segg.).
Per Istituto superiore di sanità (Iss) e Isfol, invece, la riduzione sarebbe stata di 500mila euro pro capite.
Martedì scorso, 18 novembre, a sorpresa, la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, che stava esaminando il DDL deliberato dal Governo, ha approvato un emendamento (20.17 N.F.), che cancella la riduzione di fondi a carico dell’Ispra pari a 1,8 milioni di euro per il triennio 2015-2017, ponendola a carico del ministero dell’Ambiente.
Restano in piedi, invece, tutte le riduzioni di finanziamento per gli altri cinque enti ricerca colpiti dai tagli del governo Renzi.