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Venerdì, 05 Lug 2024

altMolti, forse, ricorderanno, che il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, in data 2 febbraio scorso,  dopo un lungo periodo di silenzio, convocò le organizzazioni sindacali, tra le quali l’Usi, con all’odg lo stato delle relazioni sindacali (sic!) e della contrattazione integrativa.

In realtà, fu l’occasione per presentare alle stesse OO.SS. il nuovo direttore generale.

Di quell’incontro, che l’Usi non esitò a definire surreale, venne rapidamente diffuso dallo stesso sindacato un circostanziato resoconto.

Anche in quella occasione, l’Usi non mancò di sollecitare l’amministrazione a portare a soluzione, attraverso la contrattazione integrativa, problematiche di interesse del personale, da tempo bloccate per colpa della stessa amministrazione.

La risposta che ci venne data dal neo direttore generale fu che “al massimo entro sessanta giorni”, l’ente avrebbe presentato una non meglio precisata “proposta complessiva” su produttività, indennità e artt. 53 e 54 per gli anni dal 2011 al 2015.

Ad oggi, a due giorni dall’incontro, l’unica “proposta” (si fa per dire) pervenuta dall’amministrazione è rappresentata da un documento titolato “Ipotesi di costituzione del fondo accessorio anno 2015, livelli IV-VIII”, che fissa a 10.580.318,73 euro l’ammontare delle risorse che l’Istat intenderebbe stanziare.

Con tale documento, che non dà minimamente conto delle modalità attraverso le quali l’ente è giunto alla quantificazione del fondo, l’amministrazione evidentemente ritiene di aver adempiuto ad ogni e qualsiasi obbligo di legge.

Ma così non è, se è vero, come è, che così come disposto dalla Circolare della Ragioneria Generale dello Stato n. 25/2012, la contrattazione deve essere successiva alla formale adozione degli atti di costituzione dei fondi per la contrattazione integrativa e che gli stessi devono essere preceduti dalla certificazione, da parte del collegio dei revisori dei conti, della compatibilità economico-finanziaria per il biennio precedente.

Di tali adempimenti richiesti ex lege, salva prova contraria, non sembra esserci traccia, e non solo per l’anno 2015.

I sessanta giorni richiesti dall’Istat per mettere a punto la predetta “proposta complessiva” sembrano essere decorsi inutilmente, mentre il personale  tecnico-amministrativo – che da sei anni, con il restante personale, subisce il blocco del contratto nazionale – esige, a ragione, il pieno e rapido rispetto di quello integrativo, che prevede anche – ma non solo – le progressioni economiche e di livello, per le quali, si apprende dalla “documentazione” inviata dall’amministrazione, che il “costo teorico complessivo” sarebbe di circa 1,6 milioni di euro, che andrebbero a gravare sul salario accessorio.

Ma è proprio l’ammontare del fondo per il 2015 che appare come frutto di un macroscopico errore da parte dei “tecnici” di via Balbo, ai quali – ma non soltanto ad essi – sembra essere sfuggita la ratio dell’art. 9, comma 2-bis, del decreto legge n. 78/2010.

Se tale disposizione normativa fosse stata letta con la dovuta attenzione, sarebbe stato agevole e, soprattutto, legittimo determinare il fondo per il 2015 in misura superiore di circa 1,5 milioni di euro rispetto a quanto comunicato dall’ente.

Tale importo consentirebbe l’espletamento delle procedure selettive per progressioni economiche e di livello, senza ridurre le altre voci che rientrano nel salario accessorio.

Quanto sopra verrà illustrato all’amministrazione dalla delegazione Usi nel corso dell’incontro del 25 marzo p.v.

 

 

 

 

 

 

 

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