Forse immemore dell’aulico motto secondo cui “chi si loda si imbroda”, cioè finisce immerso nel brodo, dunque si scotta, sul Sole24ore del 2 giugno scorso Stefano Fantoni ha intonato il peana dell’Anvur, l’Agenzia di cui è pro tempore presidente.
Per farla breve, a sentir lui l’Anvur non solo avrebbe l’appoggio incondizionato della Crui, ma tutti i rettori farebbero quasi a gara per ricevere presso gli atenei gli esperti della valutazione, ora percepita come “giusto bilanciamento dell’autonomia”.
Pertanto, sempre secondo Fantoni, ormai non si tratta più “di stabilire se sia opportuno introdurre nel nostro Paese un sistema di valutazione e di assicurazione della qualità per l’alta formazione … piuttosto di concentrarci su come adattare il lavoro già avviato alle necessità che via via emergono nel sistema”.
Di opinione decisamente meno benevola sono invece molti altri, tra cui Marco Valente, Paolo Pini e Alessio Moneta, che sulla rivista on line Economia e Politica non hanno lesinato critiche all’operato dell’Anvur.
Per costoro, l’Agenzia avrebbe una “particolare inclinazione a prevedere e predisporre il futuro”, come è accaduto per l’introduzione della valutazione (oggettiva e certificata) della ricerca. Ciò che sarebbe avvenuto, da un lato, prevedendo che la metà dei docenti universitari è fatta da bravi mentre l’altra metà di brocchi, sicché la mediana sarebbe l’unico indicatore attendibile; dall’altro, calcolando i valori delle mediane prima di avere la lista delle riviste scientifiche, salvo poi cambiare ripetutamente i calcoli dopo aver modificato la lista delle riviste stesse ed aggiustato i dati originari per gli errori che contenevano.
Una procedura partita in tutta fretta, onde non ci si dovrebbe poi lamentare di aver attivato continui interventi dei Tar, che certamente si potevano evitare. Ma, a parere di questi autori, la questione più rilevante della Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) non è tanto chi sono gli esperti quanto quali regole questi debbano applicare, stante l’assenza di documenti ufficiali dell’Anvur, mentre si annunciano da parte di uno dei suoi componenti le caratteristiche della nuova VQR per il periodo 2011-2014, tutte informate a una sostanziale conferma della ranking-mania perseguita dall’Agenzia, che premia solo l’eccellenza dell’eccellenza e ignora tutto il resto.
Secondo questi critici dell’Anvur, “fra le novità ipotizzate ci sono alcuni aspetti che, a prima vista, sembrano insensati (aumentare la polarizzazione della distribuzione dei punteggi: pochissimi eccellentissimi, ed il resto indistinto) e altri potenzialmente positivi (commenti dei valutatori)”, ma il pericolo più grande starebbe nel fatto che “la modifica dei criteri, punteggi e fasce renderà la nuova VQR incompatibile con la vecchia”, impedendo così di stabilire se un dipartimento, o un singolo ricercatore o docente, ha migliorato o peggiorato la qualità della ricerca rispetto al passato.
In conclusione, per costoro, al di là dei cambiamenti che sembrano profilarsi all’orizzonte, “quello che sembra immutabile è il vizio di prendere decisioni fondamentali per il sistema universitario in modo riservato, ambiguo e senza consultazione, con azioni tanto perentorie quanto arbitrarie”
Trattasi, come si vede, di critiche articolate e approfondite, che ci sembra meritino una altrettanto articolata e approfondita risposta da parte del presidente Fantoni.