Il 25 giugno scorso è nato ufficialmente l’acronimo Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), che ha mandato in soffitta il vecchio Cra (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura).
Il lieto evento ha avuto un palcoscenico di tutto rispetto, il Padiglione Italia di Expo 2015, con ospiti d’eccezione, con in testa Maurizio Martina, ministro in carica delle Politiche agricole alimentari e forestali.
Martina ha dichiarato, tra l’altro, che “Il Crea sarà protagonista del rilancio della ricerca e dell'analisi economica per il settore agroalimentare. Vogliamo valorizzare la grande professionalità dei nostri ricercatori, consapevoli dell'importanza del lavoro che è stato portato avanti fino ad oggi. L'Italia non è all'anno zero nella ricerca, lo dimostrano i risultati che abbiamo a livello internazionale negli studi sulla genomica vegetale e animale”. “Abbiamo davanti la grande occasione europea di Horizon 2020 - ha proseguito il ministro - dove il nostro Paese deve essere alla guida di uno sviluppo delle linee di studio e di innovazione. Favoriremo al massimo anche l'interazione e la collaborazione del Crea col Cnr, proprio perché abbiamo a cuore gli obiettivi ambiziosi che ci stiamo dando. Così come in questi mesi stiamo rafforzando le cooperazioni con gli istituti di altri Paesi, che molto spesso ci chiamano proprio per le nostre competenze”.
Tra gli ospiti, anche il Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Luigi Nicolais.
Il commissario straordinario dell’ente, Salvatore Parlato ha anche illustrato il contenuto di una Bozza di Piano per il rilancio e la razionalizzazione della ricerca dell’ente che, secondo lo stesso commissario, farà sì che il Crea si presenti “più agile e compatto, più sintonizzato sulle esigenze del territorio e dell’impresa, più pronto a cogliere opportunità di finanziamento nazionali ed europee e a valorizzare l’eccellenza scientifica dei suoi ricercatori”
La nuova organizzazione del Crea, siccome disegnata dalla gestione commissariale, prevede 12 Centri di ricerca e si pone come obiettivi una maggiore economicità della gestione e una migliore organizzazione, anche di tipo amministrativo; un maggior coordinamento delle attività e miglior capacità di controllo e monitoraggio dei risultati, rispetto agli obiettivi strategici e di indirizzo scientifico e, infine, un innalzamento qualitativo della ricerca, grazie al maggior accesso alle apparecchiature scientifiche e all’accresciuta possibilità di confronto tra ricercatori.