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Venerdì, 05 Lug 2024

altSi sa che “la legge è uguale per tutti” è formula inossidabile, che campeggia sempre dietro le spalle dei giudici in tutte le aule di giustizia. Una volta si diceva addirittura “dura lex, sed lex”, a significare che, tenuta una certa condotta, ci si doveva far carico delle conseguenze, per quanto pesanti potessero essere.

Rimane sempre il fatto, insuperato e insuperabile, che la legge non è un jukebox, vale a dire che non funziona in modo automatico, dato che, per dare qualificazione normativa a una determinata fattispecie reale, è sempre necessaria l’attività dell’interprete, chiamato appunto a trovare la norma per la disciplina del singolo caso concreto.

Operazione, questa, che a enunciarla sembra facile, ma talora così non è, perché le leggi sono tante, col tempo si accumulano e magari finiscono pure per contraddirsi tra loro. Ma queste sono matasse che, di solito, spetta ai giudici sbrogliare, visto che lo fanno di mestiere.

Per lo più, e meno male, le leggi dicono cose abbastanza chiare, sicché per capirle non ci sono sforzi interpretativi da fare.

Così avviene anche per la disposizione di cui all’art. 15, comma 1 bis, del decreto legge 98/2011, secondo cui, quando un ente pubblico chiude il bilancio in rosso per due anni consecutivi, il governo procede al suo commissariamento. Sì, perché se i vertici dell’ente non riescono a far quadrare il bilancio, è giusto che vadano a casa.

Sennonché, nella nostra esperienza, abbiano dovuto constatare che le cose non sempre vanno così. Per un ente che viene commissariato (l’Istituto Superiore di Sanità), infatti, c’è ne sono altri che “si salvano”, come è avvenuto appena qualche anno fa per l’Istat e, di recente, per Ingv e Cnr, quando, in barba alla gerarchia delle fonti, sul dettato legislativo il governo sembra abbia fatto prevalere una frasetta contenuta in una circolare. Insomma, oltre al Salva Italia, abbiamo il Salva Istat, il Salva Ingv ed anche il Salva Cnr.

Ve l’immaginate a quali conseguenze andrebbe incontro un cittadino che, poniamo in materia fiscale, cercasse di far prevalere le previsioni di una misera circolare sulla lettera della legge!?!

Che, a parità di condizioni, un ente eviti il commissariamento e un altro non ci riesca, non è spettacolo degno di uno stato di diritto, perché, così facendo, si finisce, piaccia o meno, per legittimare la credenza secondo cui “le leggi ai nemici si applicano mentre per gli amici si interpretano”.

Se certi “automatismi” (due bilanci consecutivi in rosso=tutti a casa) non piacciono, tanto vale cambiarli, magari riservando la decisione sul commissariamento a una mera scelta politica.

Che è, in fin dei conti, almeno così ci sembra, quel che già sta accadendo adesso.

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