Il Crea (ex Cra), ufficialmente presentato con il nuovo acronimo il 25 giugno scorso al Padiglione Italia di Expo2015, si avvia verso la normalizzazione, dopo la nomina del commissario, decretata dal titolare del Mipaaf il 2 gennaio scorso, siccome previsto dal comma 381 della legge 23 dicembre 2014, n. 190.
La durata annuale di tale gestione, rinnovabile per motivate esigenze per un periodo di analoga durata, dovrebbe cessare all’inizio del prossimo anno, con l’approvazione da parte del ministro vigilante del nuovo statuto dell’ente, che lo stesso commissario ha già messo a punto e la nomina degli organi di vertice: presidente e cda.
Nei giorni scorsi, infatti, sono stati ufficializzati alle organizzazioni sindacali, oltre alla proposta di nuovo statuto, il piano di razionalizzazione e riduzione delle strutture di ricerca; il piano triennale della ricerca; il piano triennale della formazione e il nuovo regolamento di organizzazione dell’amministrazione centrale.
A generare malcontento all’interno dell’ente è soprattutto il piano di razionalizzazione e riduzione delle strutture, che prevede corposi "tagli" di sedi.
La nuova struttura di ricerca disegnata dalla gestione commissariale, infatti, “si concentra su 6 Centri disciplinari e 6 Centri di filiera, cui si aggiunge un’amministrazione centrale con 19 presidi regionali, che si appoggiano sulle strutture di ricerca dell’Ente già operative sul territorio, o su strutture messe a disposizione da soggetti istituzionali con cui l’Ente collabora in modo sistematico. Ogni Centro di ricerca avrà una o più sedi in cui sarà svolta l’attività di ricerca, ferma restando l’unicità della direzione, cui viene affidato il coordinamento delle diverse sedi afferenti al Centro”.
L'ente, si legge nel documento, sarà riorganizzato in 31 sedi e 11 laboratori, rispetto alle 87 di origine, ivi compresa l’amministrazione centrale di Roma, con una riduzione di poco più del 50%, così come previsto dalla legge.