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Lunedì, 06 Mag 2024

Da quasi dodici mesi, esattamente dal 21 gennaio 2015, l’Istituto nazionale di economia agraria (Inea) non c’è più, per essere stato incorporato dal Cra, dando vita al Crea.

Dopo 86 anni di storia (venne fondato nel 1928), una legge dello Stato (art. 1, comma 381, della l. 23 dicembre 2014, n. 190) ne ha decretato la fine, che si è definitivamente concretizzata con la pubblicazione, da parte della Corte dei conti, dell’ultima relazione sulla gestione dell’ente per il biennio 2013-2014, che certifica che l'ente ha chiuso i battenti in discreta salute.

Particolare interesse, però, rivestono i dati relativi all’ultimo anno di esistenza dello storico ente pubblico di ricerca, che poteva contare su una forza lavoro (tutta transitata nei ruoli del Crea) di 110 unità di personale a tempo indeterminato (58, tra ricercatori e tecnologi, e 57, tra tecnici e amministrativi), in aggiunta a 110 unità a tempo determinato, delle quali 46 utilizzate per le attività di supporto ai progetti di ricerca e 64 per lo svolgimento dell’attività di ricerca.

Nel 2014, il totale delle entrate ha registrato un aumento del 10,1 per cento (da euro 40.914.302 ad euro 45.065.209), dovuto all’incremento delle entrate correnti (attribuibile all’incremento del contributo dello Stato pari al 23,8 per cento e della Comunità europea, euro 5.671.513) e delle entrate in conto capitale (per effetto dell’accensione di prestiti per un importo di euro 2.467.981 (anticipazioni a breve e medio termine).

Il totale delle spese è stato di euro 41.433.113 (il 2,8 per cento in meno, rispetto all’anno precedente). I residui attivi si sono ridotti ad euro 43.480.724. Quelli provenienti dagli esercizi precedenti rappresentano il 63,2 per cento del totale. I residui passivi hanno fatto registrare una flessione del 23,3 per cento riducendosi ad euro 35.868.892. Il 53,9 per cento è costituito da residui provenienti da esercizi precedenti.

Significativo, al 31 dicembre 2014, l’avanzo di amministrazione accertato, quasi triplicato rispetto all’esercizio precedente: da 2,7 mln. di euro a 7,6.

Anche il valore della produzione ha fatto registrare un aumento, passando da euro 31.686.291 ad euro 37.934.040 (pari al 19,7 per cento in più, rispetto all’anno precedente) dovuto essenzialmente all’incremento della voce “proventi e corrispettivi per la produzione di servizi”. Il costo della produzione è risultato del 9 per cento in più rispetto al 2013 (da euro 29.233.052 ad euro 31.875.810).

Nel 2014, il patrimonio netto ha segnato un ulteriore aumento rispetto all’anno precedente, assestandosi ad euro 18.611.079.

Le attività hanno registrato una riduzione complessiva del 21 per cento, dovuta alla diminuzione dell’attivo circolante per effetto della minor consistenza dei residui attivi di cui si è detto innanzi. Le passività, invece, hanno registrato una riduzione del 32,3 per cento, dovuta alla citata diminuzione dei residui, passati da euro 33.515.808 ad euro 20.405.119, con una significativa riduzione dei debiti verso banche e fornitori.

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