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Domenica, 05 Mag 2024

I problemi dell’Ingv, conseguenti alle sospensive concesse dal Tar del Lazio a seguito dei ricorsi di alcuni contrattisti (vedere il Foglietto del 21 gennaio 2016), stanno assumendo contorni sempre più grotteschi, spingendo anche i più ottimisti a ritenere che l’ente sulla specifica questione navighi a vista.

Si inizia proprio dalla crisi innescata dalla mancata immissione in ruolo di 28 Collaboratori tecnici a contratto e dalla conseguente necessità di far gravare il loro rinnovo su fondi esterni.

La decisione di aggiungere oltre 40 contratti e numerosi assegni di ricerca, originariamente avviati su altri fondi e per altre attività, a quelli già sostenuti da fondi erogati dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC), ha avuto due risultati che rischiano di compromettere sia la credibilità dell’ente che la sua solvibilità negli anni a venire.

Da un lato il vertice dell’Ingv, prendendo atto dell’impossibilità di garantire a tutti i contrattisti in scadenza il 31 dicembre scorso il rinnovo per 12 mesi, ha proceduto a rinnovare circa 100 contratti per soli sei mesi; scegliendo, però, di “accorciare” proprio i contratti di coloro che operano – o dovrebbero operare – nel quadro di attività di interesse del Dipartimento della Protezione Civile (DPC). Attività che sono quelle per cui il DPC stesso riconosce all’ente un cospicuo – e ormai vitale – finanziamento annuale.

Dall’altro lato, lo stesso Dipartimento, venuto a conoscenza della problematica, ha chiesto - come riferito dalla delegazione trattante dell’Ingv (presidente Gresta e direttore del personale Pepe) nel corso dell’ultima riunione di contrattazione - chiarimenti all’ente di via di Vigna Murata, non senza sottolineare che in alcun modo il DPC potrà considerare rimborsabili i costi di stipendi pagati al personale a contratto che non abbia svolto o svolga attività di interesse dello stesso DPC.
I chiarimenti sarebbero stati forniti, ma non sarebbero stati ritenuti esaustivi dal DPC.

A ciò si aggiunga che a fornirli sarebbe stato direttamente il presidente, tenendo all’oscuro di tutto il direttore generale.

Per anni, i fondi concessi dal DPC sono stati la croce e la delizia dell’Ingv: le regole di rendicontazione (la croce) sono diventate progressivamente più rigorose, a fronte di un finanziamento (la delizia), che è diventato sempre più vitale per l’ente.

Fino ad oggi, l’Ingv ha risposto alle mutate circostanze in un modo molto semplice: mettendo a bilancio i fondi DPC nella loro interezza, ma rimandandone di fatto l’incasso, per difficoltà di rendicontazione secondo le modalità richieste dal DPC, che esigerebbe di conoscere a quale delle attività che esso finanzia contribuisce ognuno dei contrattisti, il cui stipendio viene imputato alla Convenzione in essere con l’Ingv.

Una informazione che sembra difficile da fornire, certamente non scritta nel contratto che ognuno dei lavoratori precari riceve all’inizio di ogni anno e, tantomeno, nei documenti di programmazione dell’ente.

Documenti che, come dimostra anche la vicenda dei ricorsi al Tar di cui si è detto all’inizio, sono sempre stati a dir poco reticenti quanto a descrivere esattamente nomi, attività, ruoli e obiettivi, e del cui aggiornamento per il 2016 non è stata neppure iniziata la redazione, almeno ad oggi.

Il risultato di questo stato di cose è un braccio di ferro ormai pluriennale in virtù del quale l’Ingv si trova sistematicamente in ritardo di 2-3 anni nella rendicontazione delle passate convenzioni e, quindi, nell’incasso dei relativi fondi. Una circostanza della quale il Bilancio non sa nulla, essendo stilato per competenza, ma che provoca autentiche voragini nei flussi di cassa dell’ente, come avvenne nel febbraio 2015, quando l’Ingv si svegliò con un buco di diverse decine di milioni e per pagare gli stipendi dovette ricorrere a un fido bancario.

Ironicamente, per un ente che studia i terremoti, l’Ingv oggi rischia la replica, visto che la prima versione dei documenti di rendicontazione 2014 (del 2015 neppure se ne parla) è stata appena sottomessa; documenti la cui approvazione da parte del DPC, viste le scaramucce di queste ultime settimane e il prevedibile, conseguente aumento del livello di attenzione da parte dello stesso DPC, appare quantomeno irta di ostacoli.

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