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Domenica, 15 Set 2024

Il 4 marzo scorso, Il Fatto Quotidiano ha pubblicato una lettera indirizzata al presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, con la quale i parenti di alcuni suicidi chiedono che nelle statistiche sui suicidi curate dall’ente sia reinserita, come accadeva fino al 2009, la voce relativa al movente, attesa la sua rilevanza per quantificare il numero dei suicidi stessi causati da malattia, un dato diventato di assoluta importanza anche perché è cominciata la discussione parlamentare sulla legalizzazione dell’eutanasia.

Una richiesta, in definitiva, analoga a quella che noi del Foglietto rivolgiamo all’ente di via Balbo ormai da quasi un lustro [1, 2, 3], da quando cioè, in perfetta solitudine, lanciammo l’allarme che l’Istat aveva soppresso l’indagine sui suicidi di fonte giudiziaria, avvertendo su tutto ciò che questo avrebbe comportato in termini di tempestività di diffusione dei dati e di contenuti, poiché sarebbero finiti nell’oblio i tentativi di suicidio e alcuni caratteri descrittivi, come la condizione professionale della vittima.

Con l’acuirsi della crisi economica, divenuta quasi subito anche un moltiplicatore di suicidi, tornammo sull’argomento, denunciando ancora una volta il grave errore della statistica ufficiale che, affidandosi solo alle statistiche sanitarie, stava abdicando al suo ruolo, laddove avrebbe dovuto, invece, ripristinare la rilevazione di fonte giudiziaria, dai costi peraltro contenuti, stante che le informazioni venivano trasmesse direttamente dagli organi di polizia giudiziaria.

Da ultimo, sul finire dell’anno appena trascorso, dedicammo a questa problematica ancora un altro articolo, allorché ritenemmo giusto raccogliere, dandole l’eco che meritava, la severa rampogna di Papa Francesco, che ebbe pubblicamente a dolersi del fatto che, grazie a qualche ignoto escamotage, non venissero rese note le statistiche dei suicidi giovanili, ponendo, da parte nostra, l’accento sul fatto che non erano però solo i suicidi dei giovani ad essere stati cancellati dalle indagini dell’Istat ma, in generale, tutti i suicidi.

Anche in quel caso, di fronte all’ennesima denuncia del perpetuarsi dell’inspiegabile vuoto informativo, dall’Istat non venne alcuna risposta.

Il tema è ora tornato prepotentemente alla ribalta. Che dire!?!

In tempi così divisivi (tanto per usare un termine alla moda), forse solo all’Istat poteva riuscire il miracolo di dar vita a uno schieramento così vasto e compatto. Ora che queste statistiche le vorrebbero proprio tutti, vediamo quali scelte faranno i “magistrati del dato” di via Balbo. Dai quali, peraltro, finora non è venuta nessuna spiegazione dei motivi che a suo tempo ebbero a determinare la soppressione di una rilevazione tanto importante quanto poco costosa, che forniva dati ora reclamati anche dal Parlamento per assumere meglio le proprie decisioni.

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