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Venerdì, 03 Mag 2024

Dopo circa 50 giorni dalla sentenza del Tribunale del lavoro di Bologna che sanciva il diritto alla stabilizzazione di 4 dipendenti a tempo determinato dell’Ingv, e condannava l’ente ad assumerli, il destino dei precari “storici” dello stesso Ingv è ancora incerto.

Non è bastato il braccio di ferro tra il personale ed i vertici dell’Ingv, che ha portato alla revoca dei concorsi in fase di svolgimento per tutelare i diritti degli “stabilizzandi”; non sono bastate le comunicazioni e i documenti protocollati da parte del personale delle sale operative (precario e non ), che ha dichiarato di volersi astenere da tutti gli incarichi ed i ruoli di responsabilità assunti su base volontaria, fintantoché l’amministrazione non avesse dato chiare ed inequivocabile indicazioni sull’avvio delle procedure di stabilizzazione; ad oggi il futuro dei precari dell’Ingv è ancora incerto.

L’unica cosa certa è che la sentenza di Bologna è ormai passata in giudicato, i 4 ricorrenti sono stati assunti e gli altri precari non hanno ottenuto neanche una formale risposta. Solo ieri, durante una assemblea con i precari, il presidente Doglioni, la Dg, Siclari, e il consigliere di amministrazione, Selvaggi, hanno informalmente esposto un nuovo piano assunzionale.

Hanno esordito dicendo che la sentenza di Bologna ha valore solo tra le parti e loro non vogliono estenderla, perché sostengono di non avere il corretto strumento normativo. L’Amministrazione ha aggiunto di avere anche chiesto un parere alla Funzione Pubblica in merito alla stabilizzazione dei precari, dimenticando che il Ministero dell'economia e delle finanze (Mef) aveva già risposto nel dicembre del 2014, dicendo che l’Ingv poteva attivare le procedure concorsuali solo dopo aver immesso in servizio tutti gli “idonei collocati in tutte le proprie graduatorie vigenti ed approvate dal 1 gennaio 2007“, quindi, l’ente avrebbe dovuto far scorrere le liste degli stabilizzandi già prima di attivare le procedure concorsuali, e non è quindi necessario aspettare nessun altro parere.

Inoltre, “l’Ingv è dotato di autonomia scientifica, amministrativa, finanziaria e contabile ...” così come previsto dall’art. 3 dello Statuto e, pertanto, può assumere liberamente, a condizione di non superare, per le spese del personale, il limite dell'80% del proprio bilancio. Disponibilità economica confermata dal Presidente Doglioni che, in una recente missiva indirizzata proprio al personale precario, affermava che: “Mi fa piacere comunicarvi che il Parlamento ha approvato uno stanziamento ulteriore fino a 5 milioni/anno a favore dell’INGV che ci consentirà di affrontare i prossimi tempi con maggiore autonomia finanziaria …”.

Presidente, DG e consigliere di amministrazione, Selvaggi, hanno poi presentato in assemblea un piano assunzionale, che deve ancora essere approvato dal CdA, nel quale non trova riscontro nessuna delle richieste fatte pervenire in questi giorni da parte del personale.

In particolare, per sanare la piaga del precariato storico dell’Ingv, veniva proposto all’Amministrazione di far scorrere le esistenti liste di stabilizzazione “in quanto tale processo amministrativo può essere totalmente controllato dall’Amministrazione con efficacia, economicità (non è necessario fare bandi, nominare commissari, ecc.) e trasparenza”. Veniva anche fatto notare alla stessa Amministrazione che, negare il diritto alla stabilizzazione, avrebbe sicuramente spinto gli stabilizzandi ad adire le vie legali, causando un dispendio di energie notevole (sia dal punto di vista del personale che da parte dell’Amministrazione), che bloccherebbe di fatto qualsiasi tipo di attività futura.

A nulla sono valsi gli interventi in assemblea del personale, che supportati da svariati pareri legali, evidenziavano come il non procedere allo scorrimento della lista di stabilizzazione preconfigurasse l’ipotesi di danno erariale. A nulla sono serviti i numerosi interventi che sottolineavano le debolezze contenute in tale piano assunzionale. Il DG, il Presidente ed il consigliere Selvaggi, evidentemente avevano già deciso la strada da percorrere e, nel caso in cui al prossimo CdA qualcuno si opponesse ancora, e assai probabile che ad essere determinante sarà ancora una volta il voto doppio del Presidente, come ormai succede di frequente.

In ogni caso, il risultato finale è che l’ente non vuole dare corso alle stabilizzazioni e nega di fatto il diritto all’assunzione degli stabilizzandi, disconoscendo le motivazioni della sentenza del Tribunale di Bologna.

Solo pochi giorni addietro, erano state inviate delle rassicuranti comunicazioni del presidente Doglioni, che così recitavano “Cari Colleghi, non è stato dato seguito alla vostra richiesta di incontro ricevuta il 24 maggio per la sola ragione che stiamo valutando il percorso migliore per programmare il piano assunzionale …[omissis]. La messa in ruolo degli 82 stabilizzandi non è minimamente in discussione ma si tratta di trovare la soluzione più efficace e rapida percorribile a valle della riforma Madia, in attesa della risposta di parere formulata al Dipartimento della Funzione Pubblica”.

Dopo l’assemblea di ieri, le rassicurazioni di Doglioni, somigliano molto all’ "Enrico stai sereno", la famosa frase con cui Matteo Renzi “tranquillizzò” l’allora presidente del Consiglio, Enrico Letta, salvo “spodestarlo” di lì a poco.

Infatti, negando la stabilizzazione, tanti lavoratori precari dell’Ingv perdono il loro diritto all’assunzione, con la conseguenza che per poter essere immessi in ruolo devono vincere un concorso o essere almeno idonei e sperare che la “benevola” Amministrazione li immetta successivamente in ruolo (ricordiamo che è solo una possibilità) con l’ausilio dei decreti Madia.

Sicuramente, questo atteggiamento dell’Amministrazione non gioverà a ristabilire il rapporto di fiducia incrinatosi nei giorni scorsi, che aveva portato gran parte del personale ad astenersi dai turni di sala operativa, causando l’impossibilità di programmare i turni stessi all’Osservatorio Etneo già dal prossimo 26 giugno e di organizzare la turnazione della Sala Operativa del Centro Nazionale Terremoti solo fino al 10 luglio prossimo.

Riassumendo: invece di far scorrere la lista di stabilizzazione, a nostro avviso lo strumento più semplice, efficace e trasparente, l’Amministrazione di via di Vigna Murata temporeggia e si arrovella a cercare soluzioni sempre più arzigogolate e contorte per programmare il piano assunzionale, mettendo a rischio l’operatività dell’ente.

Sembra proprio che l’Amministrazione, per la risoluzione del problema del precariato, si ostini a formulare più ipotesi di quelle necessarie, in palese contraddizione col principio del “Rasoio di Occam” ritenuto alla base del pensiero scientifico moderno. Per i meno avvezzi alla filosofia del XIV secolo, tale principio è ribadito in molti detti popolari e, in particolare, tale principio viene tradotto egregiamente in dialetto siciliano con: ”Cchiù longa è a pinsata, Cchiù grossa è a Minchiata” .

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coordinatore nazionale Usi-Ricerca/Ingv
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