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Venerdì, 10 Mag 2024

Un governo sempre e solo preso dall’inumana “caccia” ai migranti, sembra dimenticare importanti scadenze che attengono al corretto funzionamento della complessa macchina statale.Tra queste "amnesie" v’è quella che riguarda la nomina del nuovo presidente dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), dal momento che il mandato quadriennale di quello in carica, vale a dire di Giorgio Alleva, andrà a scadere il 15 luglio prossimo.

Ad oggi, però, nessuna call pubblica è stata indetta per la scelta del nome del nuovo n. 1 di via Balbo, da sottoporre al parere obbligatorio ma non vincolante delle Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato.

Il rischio concreto, dunque, è che alla scadenza del periodo di proroga di 45 giorni del mandato di Alleva, che andrebbe a spirare definitivamente a fine agosto, la guida dell’Istat venga affidata ad un commissario o ad un presidente ad interim, situazione in cui l’ente si è peraltro già ritrovato qualche anno fa quando - a seguito delle dimissioni di Enrico Giovannini, chiamato a far parte del governo Letta, con il compito di ministro del lavoro - la guida dell’Istituto venne affidata ad Antonio Golini, che in via Balbo restò dal 21 giugno 2013 al 14 luglio 2014, quando cedette lo scranno a Giorgio Alleva, ordinario di Statistica all’Università Sapienza di Roma.

Alleva venne individuato e proposto dalla ministra Madia, titolare del dicastero della Pubblica Amministrazione cui spettava la vigilanza sull’Istat, a seguito di una call e nominato, non senza polemiche anche aspre, dal governo Renzi a far data dal 15 luglio 2014.

Il mandato che sta per concludersi, dunque, non potrà prescindere - per un eventuale conferma di Alleva - da una verifica del raggiungimento degli obiettivi che lo stesso si era prefissato in un documento presentato in Parlamento nel corso dell'audizione svolta il 26 giugno 2014 di fronte alla I Commissione permanente (Affari costituzionali) della Camera dei deputati, intitolato "Linee strategiche per il mandato presentate nell'ambito della manifestazione di interesse alla presidenza dell'Istat".

Al riguardo, ci limitiamo qui a segnalare che quattro anni non sono stati sufficienti ad Alleva per porre la prima pietra della ambita (da quasi tutti i suoi predecessori) sede unica, che raggruppasse il personale, da sempre sparso in diversi immobili disseminati nella capitale.

Né sono bastati allo stesso Alleva per sollecitare pubblicamente gli “sbadati” governi Letta, Renzi, Gentiloni e Conte ad accogliere una sua precisa disponibilità dichiarata con il predetto documento programmatico che, nell’ultimo capoverso, recipava testualmente “Per l’esigenza di un contenimento delle retribuzioni della dirigenza pubblica, si sottolinea la disponibilità alla riduzione anche cospicua del compenso del Presidente”, che è pari a 240 mila euro annui.

Tale apprezzabile apertura, infatti, è rimasta lettera morta, al pari di una interrogazione presentata il 30 aprile 2015 da 12 senatori del Movimento 5 Stelle (Nicola Morra, primo firmatario), alla quale i governi non hanno mai dato risposta.

Ma a pregiudicare la conferma di Alleva alla guida dell’Istat per un altro quadriennio potrebbe essere la polemica scoppiata nei giorni scorsi allorquando la sottosegretaria all’economia, la grillina Laura Castelli, ha convocato in via XX Settembre il presidente dell’ente statistico, diffondendo alla fine dell’incontro uno stringato comunicato stampa, il cui contenuto è stato più che sufficiente per scatenare una vera bagarre poltica e mediatica.

Staremo a vedere quale sarà, se ci sarà, la posizione del cosiddetto governo del cambiamento su questa tutt’altro che trascurabile vicenda.

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