di Biancamaria Gentili
Che la crisi organizzativo-gestionale del più grosso ente pubblico di ricerca del paese, il Cnr, sia inarrestabile, è un dato che ormai neppure i più incalliti ottimisti provano più a confutare.
Che il vessillo dell’ente sia tenuto in alto dall’eccellenza di molti Istituti, la cui attività è spesso fortemente condizionata dalla vieta burocrazia di piazzale Aldo Moro, è un elemento anch’esso irrefutabile.
L’ultima conferma in ordine di tempo è rappresentata dall’incredibile e, allo stesso tempo, incresciosa vicenda dei concorsi interni per ricercatori e tecnologi, che l’ente guidato da quasi tre anni da Luciano Maiani ha bandito dieci mesi fa, esattamente il 3 agosto del 2009. Ebbene, a distanza di tanto tempo, non solo non c’é alcun elenco di graduatorie, ma mancano addirittura le commissioni che avrebbero dovuto stilarle.
Un comportamento lassista, al quale gli oltre tremila tra ricercatori e tecnologi sono ormai desolatamente avvezzi. Trattasi di concorsi che il Cnr ha l’obbligo contrattuale di espletare e che dovrebbero consentire una progressione di carriera, con decorrenza giuridica ed economica dal 1° gennaio 2007, a una parte minima di personale.
Ora, considerati i cronici e ingiustificati ritardi dell’ansante macchina burocratica del Cnr, vi è da ritenere che prima del 2012 neppure una graduatoria riuscirà a vedere la luce, con evidenti danni irreversibili per quei (numerosi) candidati che medio tempore verranno collocati in quiescenza per sopraggiunti limiti di età o di anzianità contributiva (40 anni).
Un’autentica beffa, destinata ad aggiungersi a quella subita nel corso dell’ultima tornata concorsuale indetta nel 2004 dall’allora presidente Fabio Pistella. Modalità e procedure di espletamento di quelle selezioni vennero duramente contestate con un Libro bianco e costrinsero tantissimi candidati ad adire sia il Tar che il Tribunale del Lavoro.
Dopo una lunga odissea, approdata finanche dinanzi alle Sezioni Unite della Cassazione, è risultato che la giurisdizione in materia di contenziosi per le progressioni di carriera di ricercatori e tecnologi spetti al Tar, sul presupposto che trattasi di passaggi di area verticali.
In attesa che i Giudici amministrativi si pronuncino su quanto avvenuto nel 2004, sono in tanti a chiedere che i burocrati dell’amministrazione centrale del Cnr si sveglino dal lungo torpore e diano impulso alle procedure bandite nell’agosto del 2009.