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Lunedì, 06 Mag 2024

La Sardegna è da sempre oggetto di interesse per numerose discipline, prima fra tutte la genetica. La popolazione sarda, infatti, per la sua particolare storia di isolamento plurimillenario, risulta essere un “unicum” nel contesto euro-mediterraneo e può fornire informazioni preziose sul popolamento dell’Europa.

Uno studio pubblicato di recente sulla rivista scientifica Molecular Biology and Evolution (MBE), condotto da un team internazionale di ricercatori coordinato da Francesco Cucca, professore di Genetica Medica dell’Università di Sassari e direttore dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Cnr e da Antonio Torroni professore di Genetica dell’Università di Pavia, contribuisce a fornire nuovi dettagli sull’origine genetica della popolazione sarda, ma anche sulle migrazioni preistoriche che hanno coinvolto l’intera Europa.

Lo studio analizza la sequenza completa del genoma contenuto in piccoli organelli della cellula chiamati mitocondri. Tale genoma, denominato appunto mitocondriale, viene ereditato per via esclusivamente materna e contiene un registro dei cambiamenti della sequenza di DNA avvenuti nel tempo che risulta estremamente utile per ricostruire avvenimenti della preistoria. Lo studio integra sul versante dell'ereditarietà materna quanto era stato riportato in una precedente ricerca sulla popolazione sarda effettuata per via paterna sul cromosoma "Y" (Science, 2013).

In particolare. i ricercatori hanno analizzato campioni di DNA mitocondriale di 3.491 sardi moderni, rappresentativi di tutte le province dell’isola, e di 21 sardi preistorici, estratti da siti archeologici datati da 4 a 6 mila anni fa. “Si tratta della casistica più numerosa fin qui analizzata di sequenze complete di DNA mitocondriale da una singola popolazione”, commenta Carlo Sidore dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Cnr.

I dati molecolari ottenuti sono stati confrontati con un database mondiale di più di 50.000 genomi mitocondriali moderni e circa 500 antichi, con l’obiettivo di chiarire l’origine dei Sardi. I risultati hanno confermato l’unicità genetica di questa popolazione.

“Circa l’80% dei genomi mitocondriali moderni risulta infatti appartenere a gruppi di sequenze di DNA, ‘aplogruppi’, presenti esclusivamente in Sardegna”, precisa Anna Olivieri dell’Università di Pavia, prima autrice del lavoro. L’analisi molecolare ha anche permesso di calcolare da quanto tempo questi ‘aplogruppi’ sono sull’isola e ha stimato che sono tutti datati nei periodi post-Nuragico, Nuragico e Neolitico, con una quota, piccola (circa il 3%) ma significativa, che mostra età chiaramente antecedenti all’arrivo dell’agricoltura nell’isola, circa 7.800 anni fa.

“Questi nuovi dati gettano luce sull’origine dei primi Sardi e sulla provenienza genetica ancestrale degli Europei in generale. La nostra analisi rivela che ci sono state migrazioni verso la Sardegna, sia da Oriente che da Occidente, che hanno interessato l’Europa Mediterranea a partire dal periodo post-glaciale e prima dell’avvento del Neolitico”, aggiunge Anna Olivieri.

“Questa osservazione rappresenta l’evidenza genetica più chiara fin qui ottenuta di un popolamento della Sardegna durante il Mesolitico, che era finora prevalentemente sostenuto da alcuni ritrovamenti archeologici”. dice Francesco Cucca. Inoltre, i due aplogruppi pre-Neolitici, denominati K1a2d e U5b1i1, hanno precursori genetici, rispettivamente nel Vicino Oriente e nell’Europa Occidentale. Per il professor Cucca, “Questo suggerisce che i primi abitanti della Sardegna provenivano da regioni geografiche differenti” aggiunge Cucca.

 “Le nostre analisi apportano un nuovo tassello al mosaico del popolamento dell’Europa, che si sta rivelando sempre più complesso e sfaccettato, specialmente nell’area Mediterranea”, conclude Antonio Torroni. “Studi futuri sul DNA antico saranno in grado di fornire una prospettiva diretta sulla preistoria, verificando la presenza effettiva di un lascito genetico pre-Neolitico nei Sardi”.

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