Il 6 aprile scorso, come preannunciato dal nostro giornale il 22 marzo scorso, si è tenuto a Rieti il convegno Biomasse ad uso energetico: aspetti ambientali, forestali, giuridici economici, sanitari, che ha riscosso un notevole successo con la partecipazione di oltre 300 persone, l’adesione di 107 associazioni e di centinaia di accademici ed esperti delle più svariate discipline. Un risultato, frutto della grande mobilitazione, inascoltata dal Quirinale, contro il Testo unico forestale (Tuf).
Una giornata di studio durante la quale sono state tenute ben 22 relazioni, che hanno affrontato le diverse problematiche che potrebbero scaturire dall’applicazione del provvedimento.
In conclusione, si è dato l’annuncio della nascita di un Osservatorio indipendente sulle biomasse.
Tutti i relatori hanno convenuto che - non considerando boschi e foreste come ecosistemi complessi e autonomi determinanti per processi come: purificazione di aria e acqua, tenuta dell’assetto idrogeologico, tutela della biodiversità, mitigazione del clima e molto altro – il Tuf privilegia esclusivamente la valorizzazione energetica, nonché la filiera del legno sia come cippato e pellet che come carburante per impianti a biomasse.
Un provvedimento non solo varato da un governo ormai scaduto ma frutto di una visione capovolta delle cose in cui sarebbe il bosco ad aver bisogno dell’uomo e non il contrario.
Si arriva a sostenere che tagliando i boschi si tutela il paesaggio, un’affermazione contro la quale si è schierata, in prima fila, Italia Nostra, da sempre impegnata nella difesa dell’articolo 9 della Costituzione.
Insomma, dopo aver sottoscritto gli accordi di Parigi per il clima, il governo italiano, con la maggioranza uscita di scena con le elezioni - invece di salvaguardare il patrimonio boschivo e di promuovere l’impianto di nuovi alberi, azioni indispensabili per contrastare il surriscaldamento globale e per catturare l’anidride carbonica – hanno dato via libera all’abbattimento di boschi secolari.
E dire che, da anni, prestigiose istituzioni scientifiche hanno dimostrato che sarebbe possibile disporre al 100% di energia da fonti rinnovabili: altro che da biomasse! Né sembra rammentarlo l’Ue che, da un lato, vara la Direttiva Habitatt, e, dall’altro, eroga finanziamenti per ben 4,7 miliardi di euro ai produttori di energia da biomasse.
Ma non basta, recenti studi epidemiologici, condotti sia su lavoratori che su popolazioni esposte a impianti a biomassa, confermano un incremento del rischio di cancro, patologie respiratorie acute e croniche, allergie, ma anche di incidenti rilevanti per la fuoriuscita di acido solfidrico.
Insomma, la lotta contro il testo unico forestale continua e si estende. Non resta che aspettare un nuovo governo. Sarà anch’esso sordo? Se lo sarà, ipotecherà il futuro delle giovani generazioni.