Intervengo su alcune differenze tra un albero e un ombrellone. Ho sentito alla radio la dichiarazione dell'archistar Stefano Boeri, professore di urbanistica al Politecnico di Milano, chiamato nientemeno architetto della biodiversità (prossimo professionalmente al Divino Creatore… quindi).
È il progettista dei noti palazzoni con fioriere molto grandi, che chiamano "bosco verticale", una bestemmia per chi sa anche vagamente cos'è un bosco con la sua autosufficienza e le differenze con le piante in vaso o fioriera d'un condominio.
Questa volta ha dichiarato che in città contro le ondate di calore occorrono alberi perché… fanno ombra. D'accordissimo, ma occorre ribadire che gli alberi, anche solo per quanto riguarda il calore estivo, fanno molto, molto di più della semplice ombra.
Traspirando acqua attraverso gli stomi delle foglie, essi emettono vapore acqueo. Questo si forma sottraendo calore (energia) all'ambiente circostante; il calore così intrappolato nel vapore, esala e ascende verso l'alto. Insomma, ogni albero è un vero e proprio condizionatore d'aria naturale: raffredda l'intorno e allontana il calore molto in alto nell'atmosfera.
Un albero adulto mediamente può emettere per traspirazione cento litri di acqua al giorno. Siccome per evaporare un kg d'acqua occorrono 586 Kilocalorie, ne deriva che quell'albero allontana 58.600 kilocalorie al giorno, pari al lavoro di 5-10 condizionatori domestici. Altro che ombra (che può essere fatta anche con un telone d'un ombrellone!)... questi viventi evaporano l'acqua alla nostra temperatura ambiente, abbassandola addirittura, senza bisogno di portarla all'ebollizione! Miracolo della Natura... e l'effetto è tanto più spiccato quanto è più è estesa la superficie fogliare che viene attaccata normalmente da "potature" senza che ve ne sia alcuna necessità.
Adesso fate uno sforzo di fantasia: pensate di evaporare voi quel quintale d'acqua sul fornello del gas di casa. Prendete un grande caldaio, metteteci i 100 litri d'acqua (sperando che la cucina a gas lo regga) e pensate a quanto tempo e calore ci vogliono per portarlo a secco. Bene, l'equivalente di quel calore è quanto un albero cattura, lo trasforma in calore latente di evaporazione, lo sottrae dal livello nostro (calore sensibile a terra) e lo fa salire verso l'alto, ove l'atmosfera è fredda. E se quell'acqua ripiove come goccioiline, è nato il piccolo ciclo locale dell'acqua, utilissimo per la sua conservazione, per la vita sulla terra, per la moderazione del clima.
Scrivo non certo per esibire stupida saccenteria, ma per rendere noto il valore d'un albero nelle ondate di calore estivo e per lo stupore di come queste nozioni non siano presenti nei progettisti e nei palazzi del governo delle Città (a Pescara, ove vivo, l'albericidio è pratica politica municipale non frenabile).
Giovanni Damiani
Presidente G.U.F.I. - Gruppo Unitario Foreste Italiane
Già Direttore di Anpa e già Direttore tecnico di Arta Abruzzo