Ieri c'è stata una ennesima manifestazione popolare contro una delle opere più devastanti mai concepite nel nostro Paese. Un impianto di pompaggio del metano, ad elevata pressione e pericolosità, sta distruggendo l'ambiente a Case Pente (Sulmona): un cantiere vastissimo, impossibile da fotografare per intero nonostante io abbia usato un obiettivo super grandangolo.
Numerosissimi alberi già abbattuti, tra cui 317 ulivi secolari. Terreno scavato e divenuto una voragine mentre al centro l'accumulo è una collina di terra.
L'opera passerà per Paganica, l'Aquila, interesserà il territorio delle Marche e dell'Umbria (alla manifestazione c'erano cittadini venuti sia da Paganica che da Pesaro) e finirà a Bologna. Verranno abbattuti almeno due milioni di alberi!
Non ci sono tutte le autorizzazioni di legge ma nessuno, dico nessuno, delle Istituzioni muove un dito, mentre devastano da tantissimi mesi.
Inoltre, stanno per distruggere 40 capanne dell'età della pietra emerse nel corso degli scavi, un insediamento umano con recinti per animali che – secondo la Soprintendenza archeologica dell’Aquila – risale a un periodo compreso tra l’Eneolitico finale e l’età del Bronzo Antico, quindi a circa 4.200 anni fa.
La leggenda racconta che Sulmona, patria di Ovidio, sia stata fondata da Solimo, compagno di Enea dopo caduta di Troia, nel 1200 a.C. L’esistenza del grande villaggio protostorico scoperto recentemente dimostra che la piana di Sulmona era abitata già 1.000 anni prima della guerra di Troia. Mala tempora currunt.
Ho i capelli bianchi, oramai, ma le cose anziché migliorare precipitano nella follia affaristica e distruttiva. Partecipare è un dovere, anche per le persone che oggi sono bambine e bambini e per la Natura, nelle sue espressioni di bellezza e di vita, da difendere.
Grazie a Mario Pizzola e a tutte e tutti che, indomiti, organizzano oramai da anni queste manifestazioni civili.
Giovanni Damiani
Già Direttore di Anpa e già Direttore tecnico di Arta Abruzzo

