di Paolo Vita
Districarsi nella giungla delle retribuzioni erogate mensilmente ai presidenti e ai direttori generali degli enti pubblici di ricerca è davvero impresa ardua. Anche se i dati, per legge, devono essere presenti sui siti web delle amministrazioni, non sempre sono facilmente reperibili e, a volte, come nel caso dell’Ispra, a più di due anni dall’entrata in vigore del d.lgs. 150/2009, “sono in corso di pubblicazione".
I risultati dell’inchiesta delineano un quadro tutt’altro che omogeneo, se non addirittura contraddittorio.
Difficile è comprendere perché al presidente e al direttore generale del Cnr (Profumo e Tuzi), con oltre 6 mila dipendenti e 108 Istituti, spetti rispettivamente un compenso annuo di 179 e di 162 mila euro, mentre nelle tasche dei loro omologhi dell’Istat, poco più di 2 mila dipendenti e 18 uffici regionali, finiscano 270 mila euro (al presidente Giovannini) e 189 (al dg Fontanarosa).
Ma le discrepanze non finiscono qui. Se al Cra c’è il direttore generale più pagato (Lo Piparo), con 270 mila euro annui, a fronte di 183 per il presidente, all’Agenzia spaziale italiana (Asi) il presidente si deve accontentare di 65 mila euro, mentre al direttore generale ne vanno 198.
In fascia media sono posizionati gli organi di vertice dell’Inaf (117 mila euro per il presidente e 130 per il direttore); quelli della Stazione Zoologica di Napoli (160 e 135), dell’Ogs (96 e 145), dell’Inea (68 e 151), dell’Inrim (62 e 128).
I presidenti dell’Istituto superiore di sanità e dell’Enea (ora commissariato) devono, invece, “accontentarsi” di 190 mila euro il primo e 175 il secondo. Quest’ultimo, si avvale però di due sub commissari, ai quali vanno 50 mila euro pro-capite. Al presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare spetta invece un compenso di 90 mila euro.
In fascia decisamente bassa gli organi di vertice del Centro Fermi, per anni presieduto da Antonino Zichichi, il quale ha percepito una indennità di 62 mila euro, quasi il doppio di quella spettante al direttore generale (36 mila).
Una notazione a parte merita l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), dove da qualche settimana si è insediato Domenico Giardini. Se il direttore generale in carica, con 156 mila euro, non può certo lamentarsi, di diverso avviso sarebbe Giardini, docente presso l’Institute for Catastrophe Risk Management di Singapore, che, di fronte alla prospettiva di 112 mila euro lordi, avrebbe chiesto alla Gelmini un congruo incremento della indennità, ovvero la possibilità di trasferire l’attività accademica a La Sapienza di Roma, da dove però fanno sapere di non avere risorse per istituire una nuova cattedra.