di Antonio Del Gatto
Giuseppe Adamoli, uomo politico prima Dc, poi Ppi-La Margherita e ora Partito Democratico, ha ricoperto la carica di consigliere della Regione Lombardia dal 1980 al 1992 per complessivi 12 anni e dal 2000 al 2010 per ulteriori 10 anni.
Al compimento del cinquantacinquesimo anno di età (21 dicembre 1996) ha chiesto l'erogazione in suo favore - in via anticipata rispetto alla normale scadenza del compimento del sessantesimo anno di età - dell'assegno vitalizio di cui all'art. 10 della legge regionale n. 12 del 1983.
L'assegno in questione è stato concesso con decreto n. 4 del 20 gennaio 1997 con decorrenza 1° gennaio 1997 e determinato in base alla tabella di cui al citato art. 10 della l. r. n. 12 del 1982. Alla nuova rielezione dell'anno 2000 l'assegno veniva sospeso.
A conclusione degli ulteriori dieci anni di incarico di consigliere regionale, l'Adamoli in data 5 maggio 2010 ha presentato domanda di ripristino dell'assegno vitalizio sospeso.
Con decreto del 7 luglio 2010 la Regione Lombardia ha provveduto a ripristinare l'assegno vitalizio, il cui importo però è stato contestato dall'ex consigliere che ha proposto ricorso straordinario al capo dello Stato, sostenendo che l'Amministrazione regionale aveva fatto riferimento ad una indennità consiliare (euro 7915,15) inferiore di circa 2000 euro a quella al momento vigente (euro 9965,15).
Con parere reso pubblico il 18 ottobre scorso, il Consiglio di Stato ha espresso parere negativo in merito alla richiesta avanzata dall'Adamoli.
Una notizia positiva per quanti da tempo sostengono la necessità di abolire simili vitalizi, soprattutto nel momento in cui si prospettano iniqui tagli alle pensioni di coloro che per 40 anni hanno lavorato e versato contributi. Ora sembra che il clima stia cambiando e che tra tutte le Regioni sia stata raggiunta un'intesa per dire addio ai vitalizi.
Nel Lazio, ancora oggi si può avere l'assegno già a 50 anni. L'ex consigliere porta a casa 3 mila euro netti al mese con una legislatura, 5 mila con due e più di 6 mila con tre mandati. Mica male se si pensa a quello che accade agli altri poveri mortali.
Ci sono però Regioni "virtuose": la Calabria, l'Emilia Romagna e il Trentino Alto Adige che hanno già cancellato i vitalizi. Pare abbiano capito che ci vuole un giusto equilibrio dei costi delle istituzioni, anche in relazione al difficile momento che attraversa il Paese.
Se si vuole riavvicinare i cittadini alla politica, c'è da augurarsi che anche Camera e Senato si muovano nella stessa direzione. Prima possibile.