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Sabato, 15 Nov 2025

di Domenico Passante

La crisi dell'Euro è ormai sotto gli occhi di tutti eppure tanti economisti hanno sostenuto da un punto di vista scientifico la validità del sistema costruito intorno all'Euro.

Ma come è possibile che costoro, grandi tecnici (o tecnocrati), non fossero in grado né di comprendere le reali conseguenze economiche e finanziarie del sistema Euro né di prevedere il suo possibile, se non probabile fallimento?

Paul Krugman, premio Nobel per l'economia, in un suo recente editoriale sul NY Times considera i tecnocrati che hanno lavorato alla nascita dell'Euro in realtà dei "Romantici, crudeli e noiosi" e ben lontani dall'essere considerati quindi dei veri tecnocrati, nel senso di persone con competenze tecniche in grado di affrontare e risolvere problemi economici.

Nell'editoriale si evidenzia che la creazione dell'Euro non è stato un progetto guidato da un calcolo accurato dei costi e dei benefici, anzi in merito i cittadini sono stati informati male (e forse ancora lo sono). In particolare, Krugman osserva che "la verità è che il cammino dell'Europa verso una moneta unica è stato, fin dall'inizio, un progetto dubbio privo di una qualche analisi economica oggettiva.

Le economie del continente erano troppo diverse per funzionare senza problemi con una politica monetaria unica e buona per tutti, troppo esposte alla probabilità che si verificassero "shock asimmetrici", in cui alcuni paesi crollavano, mentre altri andavano in boom. E a differenza degli Stati Uniti, i paesi europei non facevano parte di una singola nazione con un bilancio unificato e un mercato del lavoro tenuto insieme da una lingua comune".

L'Euro non è il risultato di una lenta evoluzione, come avvenuto per le altre monete nazionali, accompagnate da meccanismi di mercato ed istituzionali tipici delle economie moderne in grado di agire ed attenuare crisi finanziarie di questa entità.

Il problema è adesso: come ne usciamo? Sicuramente al momento non possiamo uscire da soli dall'Euro, pena un'immediata e drammatica aggressione speculativa dei mercati finanziari. Ma anche continuare così, con politiche restrittive e recessive imposte dalla Germania, diventata ormai egemone sulla UE, non servirà a risolvere i problemi presenti e/o futuri alla radice ma probabilmente li aggraverà.

Anzi con la recessione causata da queste politiche di austerità l'obiettivo del pareggio di Bilancio diventa sempre più difficile, se non impossibile, da raggiungere per la conseguente diminuzione del Pil, creando difatti un circolo vizioso. Ecco perché si parla spesso di misure per la crescita che però poi non si vedono mai nelle manovre che si presentano.

L'abbandono dell'Euro sarà probabilmente inevitabile se entro qualche mese la Germania, che pure dall'Euro ha tratto i maggiori benefici, non consentirà, come ha fatto sinora, la creazione di un sistema istituzionale in grado di sostenere la moneta unica.

In una recente intervista a Repubblica J. Delors, ex presidente della Commissione Europea dal 1985 al 1995, afferma che "L'euro uscirà dalla crisi solo a due condizioni. La prima è che i pompieri spengano l'incendio. La seconda è che ci sia una nuova architettura. Se l'Europa farà una di queste due cose senza fare l'altra, i mercati resteranno scettici".

La riforma dell'Euro è in pratica l'ultima speranza degli Euro-romantici, crudeli e noiosi che hanno prodotto questo Euro-disastro, mentre nell'attesa di ciò un'altra durissima manovra economica, tanto per cambiare, colpirà lavoratori e pensionati …

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