di Rocco Tritto
Non avrebbe cambiato la vita a milioni di lavoratori, ma la riduzione delle aliquote Irpef dal 23 al 22% e dal 27 al 26% sarebbe stato un segnale forse simbolico, ma sicuramente importante per i contribuenti più tartassati al mondo, quali sono quelli italiani, che devono farsi carico di tutto quello che non versano al fisco evasori ed elusori incalliti, che continuano a farla franca.
La retromarcia di Monti, maturata nei giorni scorsi alla Camera, dove è in corso l’iter di approvazione del disegno di legge di stabilità, sarebbe stata sollecitata dalla maggioranza politica Pd-Pdl-Udc che, in cambio, avrebbe ottenuto la rinuncia da parte del governo alla retroattività (dal 1° gennaio 2012) della norma taglia detrazioni fiscali, all’aumento dell’Iva dal 10 all’11% ma non a quello dal 21 al 22%. Inoltre, sempre in materia di Iva, il governo avrebbe rinunciato a far lievitare quella sulle cooperative sociali dal 4 al 10%.
Subito, la trimurti che regge in Parlamento il governo e che mai nessun cittadino ha legittimato con lo strumento democratico del voto, ha cantato vittoria, fingendo di ignorare che la “retroattività” sarebbe stata certamente cassata dalla Corte Costituzionale, a costo zero.
In realtà, il risultato della “vittoria” altro non è che la solita toppa peggiore del buco, che non eviterà l’ennesima lievitazione dei prezzi, che come sempre ricadrà sulle fasce più deboli del Paese.
Chi detiene la gran parte delle ricchezze in Italia, continuerà a dormire sonni tranquilli e beati, perché ancora una volta ha scampato il pericolo della imposta “patrimoniale” che, se applicata, sarebbe stata una boccata di ossigeno per le esangui casse dello Stato, permettendo l’attenuazione del massiccio ricorso al finanziamento da parte del mercato finanziario, l’avvio di una politica di riduzione del debito pubblico, la rinuncia agli odiosi tagli al welfare e alla sanità, come quelli che, nonostante il pianto della Fornero, hanno colpito i pazienti non autosufficienti, affetti da gravissime patologie.
Ma ciò che lascia interdetti non è soltanto la mancata approvazione di una legge che introduca l’imposta patrimoniale, ma il fatto che nessuno più ne parli.
Neppure chi nei mesi scorsi aveva minacciato di portare in piazza milioni e milioni di lavoratori.