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Giovedì, 04 Lug 2024

La lettera

Caro Foglietto, il meccanismo ideato dai vertici del Cnr per la presentazione delle domande ai concorsi ex articolo 15 è stato un vero flop. Di seguito elenco dieci buoni motivi più che sufficienti per far rassegnare le dimissioni ai responsabili.

1. La procedura imponeva al candidato di riscrivere tutto il proprio curriculum nelle apposite mascherine del sito "Selezioni online". Chi scrive, nonostante alla pubblicazione del bando avesse (proprio in previsione della pubblicazione del bando stesso) il proprio curriculum perfettamente aggiornato, ha impiegato (anche a causa dell'orgia di dettagli burocratici richiesti, della pessima usabilità del sistema, delle sue varie interruzioni di funzionamento, e dei dati che il sistema stesso perdeva - vedi sotto) l'equivalente di circa un mese a tempo pieno a compilare la propria domanda. Se moltiplichiamo questo tempo per il numero di partecipanti a questo concorso (circa 3000, da quanto si dice), e se vi aggiungiamo il carico aggiuntivo che le amministrazioni degli istituti hanno dovuto sopportare (travolte dalla richiesta da parte dei candidati di atti, delibere, mandati, decreti, e numeri di protocollo), la perdita di produttività dell'intero sistema Cnr che ciò ha comportato fa rabbrividire. Se aggiungiamo a ciò il denaro che il Cnr ha certamente versato nella produzione di questo sistema software (cifra che il Cnr non ha mai reso nota), il costo totale che questa procedura ha comportato per il Cnr stesso è vergognoso.

2. La procedura richiedeva al candidato di indicare letteralmente un'orgia di dettagli burocratici. Ad esempio, se un candidato voleva indicare di essere stato membro del comitato di programma di una conferenza, la procedura gli richiedeva di indicare, oltre ovviamente al nome della conferenza, le date precise di inizio e fine della conferenza (semplicemente indicare l'anno non era permesso), il numero di protocollo della lettera di invito, la eventuale motivazione per l'assenza di un numero di protocollo, gli obiettivi di questa attività ("max 500 parole"), l'attività svolta ("max 500 parole"), i risultati raggiunti ("max 500 parole"), ed eventualmente altre informazioni ancora  ("max 500 parole"). Ad esempio, per i progetti a cui il candidato ha partecipato la procedura chiedeva (oltre a una dovizia di altre informazioni) di listare tutti gli altri partner del progetto stesso (al candidato sfugge come questo possa influenzare la propria valutazione, ma immagino questo non sfugga alle avvedute persone che hanno definito questa procedura).

3. La procedura escludeva (come confermato ripetutamente dall'Help Desk, a precise domande) dalla valutazione molti titoli che è semplicemente assurdo escludere da una qualsiasi valutazione in un qualsiasi ente di ricerca, quali titoli di studio conseguiti (e.g., laurea, master, dottorato, corsi di perfezionamento), borse di studio ricevute (e.g., borse di studio per l'estero), contratti di lavoro (e.g., posizioni di professore associato, straordinario, ordinario presso università italiane o straniere; assegni o contratti di ricerca presso università; etc.), periodi di ricerca trascorsi all'estero (e.g., visiting scientist, visiting professor), etc.  Al contrario, la procedura considerava titoli valutabili cose di importanza risibile; ad esempio, per il concorso a dirigente di ricerca erano considerati titoli valutabili i rapporti tecnici, i deliverable di progetto, etc., e tutta una serie di sotto-sotto-sottoprodotti della ricerca che sono notoriamente non peer-reviewed.

4. La procedura di fatto richiedeva al candidato di riscrivere per intero la lista delle proprie pubblicazioni sul sito "Selezioni online". La maggioranza di coloro che hanno provato la procedura di importazione della propria lista di pubblicazioni dal sito PEOPLE hanno deciso che si risparmiava tempo rinunciando a tale procedura e riscrivendosi la lista delle pubblicazioni per intero, dato che la procedura di importazione (a) era zeppa di errori (ad esempio, importando una pubblicazione su rivista la procedura si perdeva chissà dove il nome della rivista), (b) era comunque limitata alle pubblicazioni a suo tempo inserite in PEOPLE (che sono solo una parte delle pubblicazioni di un candidato, dato che gli istituti fino a poco tempo fa inserivano le pubblicazioni dei propri ricercatori in software diversi da PEOPLE, che è di recentissima creazione), e (c) aveva una usabilità indegna (la lista delle pubblicazioni importate era ordinata secondo un criterio assolutamente casuale, potevano essere visualizzate solo 5 pubblicazioni alla volta, etc. etc.). Non si capisce come mai, per l'indicazione della lista di pubblicazioni dei candidati, l'ente non abbia sposato il già esistente sito CINECA-MIUR (un sito creato e gestito dal ministero a cui il Cnr  afferisce!), sul quale la maggioranza dei ricercatori, primi ricercatori, tecnologi e primi tecnologi mantiene comunque la propria lista delle pubblicazioni, dato che ciò è necessario per poter partecipare ai progetti PRIN e FIRB. Chi scrive è routinariamente costretto ad aggiornare la propria lista delle pubblicazioni (oltre che sul sito Google Citations e sulla propria pagina Web, che sceglie di mantenere per questioni di visibilità scientifica), (a) sul repositorio digitale delle pubblicazioni gestito dal proprio istituto di afferenza, (b) su PEOPLE, (c) sul sito CINECA-MIUR, e (d) sul sito "Selezioni online".

5. La procedura scarica sul partecipante l'onere di indicare una marea di dettagli che il software stesso avrebbe potuto e dovuto riempire. Ad esempio, non si capisce come mai il candidato debba andarsi a cercare, per ogni pubblicazione su rivista internazionale, l'impact factor della rivista nell'anno di pubblicazione dell'articolo, quando il software stesso avrebbe potuto riempire questi dati da sé tramite il sito Web of Science, a cui il Cnr ha accesso. Per fare ciò, dal punto di vista informatico basta una operazione di "join", inventata nel 1970. Stessa cosa dicasi per dati quali lo SCIMAGO Journal Rank indicator, le categorie SCIMAGO di afferenza, i relativi quartili, etc.

6. Come software su cui (ri)scrivere il proprio curriculum il software "Selezioni online" è un autentico strumento di tortura, non consentendo funzionalità (che invece sono disponibili a chiunque il proprio CV lo compili, come normale, su un qualsiasi word processor) quali search-and-replace, undo, etc.  Si aggiunga che in tutta evidenza i creatori del software "Selezioni online" non lo hanno dotato di funzionalità di backup, come i candidati hanno potuto verificare sulla propria pelle nel tragicomico caso della perdita dei dati inseriti dal 28.10.2013 in poi.

7. Il Cnr ha usato i candidati a queste selezioni come cavie per il test del software "Selezioni online". E' stata una evidente mancanza di rispetto verso i propri dipendenti imporre a loro di usare, per la redazione della propria domanda di partecipazione, un software che era ancora, a voler usare un eufemismo, un "work in progress". Le tragiche conseguenze si sono viste nei 6 mesi in cui questa procedura concorsuale si è trascinata, con frequentissime cadute del sistema, perdite di intere giornate di lavoro dei candidati, etc.

8. L'orgia di dettagli burocratici richiesti ai candidati non serve, in tutta evidenza, a nulla. Ad esempio, non si capisce perché, a certificazione della veridicità dei titoli esibiti dai candidati, siano stati richiesti dati quali i numeri di protocollo dei relativi atti, dato che (a) ai candidati veniva comunque richiesto di autocertificare la veridicità delle proprie affermazioni, e (b) non è verosimile immaginare che l'ufficio concorsi vada a verificare le veridicità dei numeri di protocollo (e di dati consimili) inseriti dai partecipanti.

9. La procedura discriminava assurdamente i candidati alle posizioni di Dirigente di Ricerca, Dirigente Tecnologo, I Ricercatore, I Tecnologo, dai candidati alle posizioni di Direttore di Istituto, che hanno goduto di una procedura infinitamente più snella, nonostante le due procedure siano state pubblicate praticamente in contemporanea. Ai candidati alle posizioni di Direttore di Istituto non è stato chiesto di riscrivere interamente il proprio CV nelle apposite mascherine sul sito Web (potevano semplicemente caricare il loro CV in pdf), non è stato chiesto di indicare numeri di protocollo ed estremi simili per i loro titoli, non è stato chiesto di indicare i numeri ISBN dei loro articoli a congresso, è stato loro permesso di indicare fra i titoli i loro articoli su atti di congresso privi di ISBN, i loro titoli di studio, i loro contratti di lavoro, i loro periodi all'estero, etc. etc. Non si capisce, ad esempio, come mai un aspirante dirigente di ricerca o dirigente tecnologo debba dimostrare la veridicità dei propri titoli, indicando a supporto numeri di protocollo e altri estremi simili, e invece gli aspiranti direttori di istituto non lo debbano dimostrare. Forse perché i primi sono potenzialmente più disonesti dei secondi?

10. V’è da ritenere che i vertici dell'ente ignorino il senso del ridicolo, dato che sulla pagina principale del sito "Selezioni online" campeggia la dicitura: "Il sistema si colloca nell'ambito del progetto e-government (sic!) del Cnr, in linea con (...) ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico, efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, (...) semplificazioni per la partecipazione a concorsi e prove selettive".

Se qualcuno manderà una lettera a Nature, spiegando solo un decimo delle cose di cui sopra, credo che l'intero Consiglio di Amministrazione e l'intero Consiglio Scientifico del Cnr dovrebbero dimettersi immediatamente. Per la vergogna.

Lettera firmata

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