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Giovedì, 04 Lug 2024

di Roberto Tomei

Era il 6 febbraio del 2007 quando, insieme ad altre agenzie giornalistiche, l’Ansa scriveva: “E' una vera e propria radiografia, dall'esito tutt'altro che positivo, dell'ultimo concorso fatto dal Cnr, il Libro bianco preparato dal sindacato Usi-Ricerca. Dal documento emergono, secondo quanto hanno spiegato i sindacalisti, irregolarità e anomalie nelle valutazioni, oltre a casi definiti ‘eclatanti’ di favoritismi. ‘Il primo dato sconcertante - ha spiegato in una conferenza stampa Rocco Tritto, che ha coordinato lo studio - è che a valutare gli scienziati italiani bastano 10 secondi. E' questo - ha sottolineato - il risultato della semplice divisione fra il tempo totale impiegato dalle commissioni e il numero degli atti da valutare presentati dai candidati’. Il concorso a cui si riferisce lo studio è quello, indetto nel 2002 ma portato a termine solo l'anno scorso, per l'avanzamento di carriera dei ricercatori cosiddetti anomali, con più di 12 anni di anzianità ma 'fermati' dai blocchi dei concorsi. A giudicare i 2345 candidati sono state 62 commissioni, suddivise per aree scientifiche, formate da docenti universitari esterni al Cnr minati dal presidente dell'Ente”.

La replica del più grosso ente di ricerca del paese non si fece attendere. Lasciando ai lettori ogni commento, ci piace riportarne integralmente il testo:

(ANSA) - ROMA, 6 feb - Il Cnr ha risposto con una nota alla pubblicazione da parte dell'Usi di un Libro bianco relativo a presunte irregolarità nell'ultimo concorso per i ricercatori dell'Ente. ‘Con riferimento ai dati diffusi dall'Usi - si legge nel documento - relativamente ai concorsi di avanzamento di ricercatori e tecnologi ultimati presso il Cnr lo scorso anno, dovuti ai sensi del ccnl sottoscritto nel 2002, si fa presente che a fronte di 2345 candidati, i ricorsi presentati ad oggi risultano 119. Per questi ultimi non è stata pronunciata alcuna sentenza di accoglimento nel merito’. ‘Le Commissioni - conclude la nota sono state sovrane nell'esprimere il proprio giudizio tecnico scientifico, nell'ambito dei criteri generali fissati dai bandi, peraltro preventivamente sottoposti ai tavoli di concertazione con le organizzazioni sindacali così come previsto dal ccnl 1998 - 2001'.”

Da allora, sono passati otto anni, durante i quali, oltre a innumerevoli ricorsi al Tar (la stragrande maggioranza dei quali ancora in attesa di essere discussi), passando addirittura dalle Sezioni Unite della Cassazione, sono state promosse nuove iniziative: dall’invio all’inizio del 2008 del documento all’allora commissario europeo alla ricerca, Janez Potocnik - che, nel dare tempestivo riscontro alla missiva, prendeva “atto  della valutazione negativa delle modalità di espletamento delle procedure selettive” al Cnr - fino alla illustrazione del Libro alla stampa estera.

Iniziative condotte solitariamente da Usi-Ricerca, rispetto alle quali il silenzio dei media nazionali è stato a dir poco assordante. Fatto di una gravità inaudita, ove si consideri che, per quanto detto, i predetti media non potevano non sapere.

Oggi la storia delle storture nei concorsi della ricerca si sta ripetendo nelle selezioni per le abilitazioni universitarie.

L’eco delle iniziative parlamentari, soprattutto a opera del sen. Corsini, di cui Il Foglietto ha dato notizia sia il 28 gennaio che il 4 febbraio scorsi, sembra aver raggiunto anche la grande stampa, in particolare Il Corriere della Sera, che il 6 febbraio ha finalmente “scoperto” una della più clamorose anomalie del sistema ovvero l’assoluta, se non risibile, esiguità del tempo, verbali alla mano, impiegato dalle commissioni per valutare i singoli candidati.

Eppure, da anni la giustizia amministrativa sul punto non poteva essere più perspicua, laddove ha affermato (cfr. Cons. St.Sez. VI – sent. 12 luglio 2006 n. 4405) che le operazioni di scrutinio non sono da ritenersi attendibili quando il tempo impiegato per la valutazione dei titoli e l’assegnazione dei punteggi risulta essere palesemente insufficiente, per modo che si possa agevolmente dubitare della dovuta ponderazione impiegata per lo svolgimento delle operazioni stesse.

Segno inequivocabile che oggi non ci troviamo di fronte a una novità ma a un malcostume che, nell’indifferenza generale, si perpetua e che nessuno, ma proprio nessuno, intende veramente stroncare, nonostante le ipocrite dichiarazioni di circostanza.

 

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