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Giovedì, 04 Lug 2024

La lettera

Caro Foglietto, ho letto sul numero 9 del 4 marzo 2014 un articolo di Enzo Boschi dedicato ai concorsi di abilitazione nazionale alla docenza, in ampia parte condivisibile, ma che in alcuni punti mi ha dato da pensare.

Premetto che non ho partecipato a queste abilitazioni perché sono un Primo Ricercatore del CNR e ho fondati motivi per ritenere che, quand'anche avessi titoli e meriti per essere abilitato come professore di prima fascia, sono più che certo che non si troverebbe mai un'Università disposta a chiamarmi, perché andrei a perturbare consolidati equilibri interni. In sintesi, non ci provo nemmeno.

Non so come abbiano lavorato le commissioni, perché non me ne sono interessato. Probabilmente, come in tutte le cose umane, ci sarà stato chi ha lavorato meglio e chi peggio. Le considerazioni che andrò sviluppando si riferiscono al settore di Chimica Organica, che è quello in cui opero, oramai da decenni, e di cui credo di avere qualche esperienza.

Boschi sostiene che dell'H-index ha trovato più difetti che meriti. E' un'opinione che rispetto, ma che non condivido. Fra i tanti algoritmi che ho visto proporre negli anni, l'H-index è quello che unisce efficacia e semplicità (mi spingerei a definirlo elegante, nella sua semplicità).

Anche la semplicità è un valore. Sarebbe bello se le Leggi di questa Repubblica fossero semplici (pensate come sarebbe bello avere una Legge Elettorale semplice...).

Condivido che non sia un metodo universale buono per tutte le applicazioni, che funziona bene solo per confronti all'interno dello stesso settore scientifico (non ha senso confrontare H-index di fisica e biologia, ad esempio), che non valuta bene giovani ricercatori (e non dimentichiamoci dei ricercatori anziani, perché le banche dati come Scopus o Web of Science non hanno valori attendibili per pubblicazioni anteriori agli anni '80, ad esempio), che non valuterebbe bene Einstein, e così via.

Purtroppo si dimentica che il problema in Italia non è scovare e promuovere Einstein (che probabilmente si valuta da sé, o se ne va all'estero, dove troverà facilmente un impiego), ma che molti personaggi di scarso valore sopravanzano e prevaricano chi ha più titoli e meriti.

Dalla mia esperienza, una valutazione con l'H-index è già di per se una buona descrizione della produttività scientifica del candidato. Proprio perché l'H-index è semplice, a una prima valutazione con esso, si possono poi affiancare metodi per correggere qualche particolare e ben documentato effetto distorsivo. Correggere sì, ma io continuo a difendere la mia valutazione positiva dell'H-index. Mi sembra che l'H-index sia come gli scacchi, il più noto e universale gioco di tavoliere. Un gioco perfetto? Assolutamente no, e i suoi difetti sono chiari a chi è un po' più addentro ai giochi, ma è il gioco da tavoliere per antonomasia. Quante varianti scacchistiche sono state proposte, per cercare di migliorarlo? Solo negli ultimi due secoli, decine di migliaia. Quante hanno avuto un successo paragonabile al 10% degli scacchi, comunque calcolato? Nessuna.

E lo stesso è per l'H-index. Tante varianti proposte, ma nessuna è riuscita a scalzarlo dalle comuni discussioni fra scienziati. Credo che chi lo critichi per partito preso, dovrebbe poi essere in grado di proporre un test migliore, se ce l'avesse.

Dopo questa precisazione, credo doverosa, su due opinioni diverse (e spero di essere rispettato nella mia, come ho rispettato quella altrui) il problema che trovo nell'articolo di Boschi è che un lettore poco accorto potrebbe pensare che si sia usato l'H-index nelle abilitazioni nazionali, e così Boschi pare credere.

Purtroppo le cose non stanno così. Non è stato usato l'H-index, ma "l'H-index contemporaneo", un indice proposto da Katzarov et al, che al MIUR indicavano come "indicatore ben noto in letteratura" e che era stato messo alla prova, con successo, su una comunità di fisici.

Questo indice modificato perde tutte le caratteristiche di semplicità dell'H-index, perché i calcoli richiesti non sono così semplici come il valutatore originario. Il suo merito dovrebbe essere, nell'intenzione di chi l'ha proposto, quello di discriminare i ricercatori attivi dagli altri, cioè discriminare i ricercatori attivi dai fannulloni (scusate la brutale semplificazione, di cui mi assumo la responsabilità). Io, quando per curiosità mi sono messo a calcolare -con notevole dispendio di tempo- questo nuovo indice, mi sono immediatamente trovato nella seconda categoria. Ma come? Ho un H-index che, secondo le indicazioni di Hirsch, potrebbe catalogare un "full professor", e mi ritrovo fra i fannulloni? Come è possibile?

Il motivo è che questo indice favorisce i giovani che hanno pubblicato molto negli ultimi anni, a danno di coloro che hanno pubblicato con regolarità nel corso della loro carriera. Io ho il grave difetto di lavorare nella chimica organica preparativa, uno di quei settori che è faticoso, poco produttivo e poco frequentato (e riconosco che Boschi accennava a questa possibilità).

Così mi ritrovo, oltre alla fatica del lavoro, a essere classificato anche come fannullone, in confronto a ragazzotti che hanno fatto molte pubblicazioni, prendendo i prodotti che io (e quelli come me) hanno sintetizzato, e misurandogli 12 proprietà spettroscopiche diverse, facendo 15 simulazioni al computer, non entrando mai in un laboratorio di preparativa organica, e vantandosi di lavorare in chimica organica.

Purtroppo non sono il solo a essere catalogato come fannullone, perché tutti i colleghi universitari che conosco, che lavorano effettivamente nel campo della preparativa organica, hanno guadagnato lo stesso epiteto.

Non metto in dubbio che questo H-index contemporaneo abbia ben descritto i lavori dei fisici. Sicuramente, non descrive bene la chimica organica preparativa. Potrebbe essere una sua pecca da emendare, ma andiamo avanti.

Ho scoperto che, in data 11 marzo 2014, l'articolo originale che descrive l'H-index aveva collezionato (fonte Scopus) 1833 citazioni dal 2005, ed è sempre al centro del dibattito. L'articolo di Katsarov del 2007, appena 108, di cui 21 nel 2009, 23 nel 2010, 29 nel 2011 e poi a calare progressivamente. Nel mio club, un articolo che si comporta così si chiama "fuoco di paglia", cioè c'è stato un certo interesse poco dopo che è stato proposto, e poi l'interesse si è affievolito, probabilmente perché i suoi meriti sono rimasti molto presunti e poco efficaci.

E il MIUR decide di scegliere proprio questo metodo per giudicare le persone (e per alcuni si tratta di un giudizio di vita e di comportamenti)? Tutto ciò chiama un'altra considerazione, questa volta di natura giuridica.

Sarebbe troppo chiedere a chi ci governa di conoscere in anticipo le regole del gioco? In altri paesi, questo sarebbe considerato il fondamento della civiltà, ma così non è in Italia. Mi spiego meglio. Abbiamo visto che, dal cilindro del Ministero, è uscito questo coniglio dell'H-index contemporaneo. Nessuno se lo aspettava.

E' troppo chiedere che le regole con cui saranno giudicati gli abilitandi siano pubblicate oggi, per i concorsi che si faranno fra 5 anni? Cioè che le regole debbano essere conosciute da tutti con giusto anticipo? Chi mai siederebbe a un tavolo di Poker, per scoprire che le regole che lui conosce non sono quelle con cui si sta giocando? E' o non è una questione di civiltà giuridica sapere in anticipo le regole con cui si sarà giudicati?

Per quanto male si possa parlare del CNR, le regole dei concorsi a Primo Ricercatore erano note e fissate in anticipo, quando io ho fatto il concorso. Discutibili o no, giuste o sbagliate che fossero, erano le regole con cui avevamo accettato di concorrere, non che all'ultimo momento un prestigiatore tira fuori un coniglio dal cilindro, sorprendendo tutti.

Si dirà che ciò è fatto per evitare che qualcuno si studi il metodo, ne individui i difetti, e prenda le contro-misure per farsi valutare meglio. Certo, è un rischio concreto, perché i disonesti ci sono sempre ma, da quella che è la mia modesta esperienza, non è così semplice far salire prodigiosamente l'H-index da un giorno all'altro.

Credo invece che pubblicare in anticipo i criteri sia un rischio che bisogna correre per evitare che nasca il sospetto, truce, fosco, drammatico, che chi ha stabilito questi nuovi criteri li abbia scelti esplicitamente per favorire l'amico, e l'amico dell'amico. Se ci sono disonesti fra i concorrenti, perché non si dovrebbe pensare che ci siano disonesti anche fra chi propone i criteri? E la disonestà di questi ultimi sarebbe molto più grave di qualche piccolo apprendista stregone.

Un'ultima considerazione che non può riguardare me, anzi che va contro i miei interessi in questo campo. Boschi parla di candidati che "siano realmente all'altezza dell'insegnamento universitario". Allora può cortesemente spiegare - non a me che non sono parte in causa- perché mai questi concorsi non abbiano previsto alcun titolo per gli insegnamenti tenuti nel corso degli anni, cioè per la didattica svolta.

L'università italiana si fonda anche sui corsi tenuti da ricercatori, che non sarebbero tenuti a farli, ma che invece li fanno, sotto il consueto ricatto che subisce l'ultima ruota del carro. Poi, al momento in cui uno fra loro vorrebbe fare un concorso per abilitarsi a docente di seconda fascia (mica di prima, eh), scopre che tutti quegli anni di lezione, spesso mal pagati, o non pagati per niente, o che non avrebbe mai dovuto fare, non gli sono valsi a nulla.

Per non parlare poi del ricercatore che ha accettato di iniziare la sua carriera in un'università nuova, in cui gli impegni didattici si moltiplicano (perché non c'è ancora un corpo docente a regime) e l'attività di ricerca è nulla (perché non ci sono ancora laboratori funzionanti).

Eppure i ricercatori hanno sottratto tempo prezioso, che avrebbero dovuto e voluto dedicare alla ricerca, loro compito istituzionale, per fare quei corsi e nessuno glieli valuta? Bella gratitudine! Prima sono stati spremuti come limoni, e poi i sacrifici fatti non sono stati tenuti in nessuna considerazione.
E poi, se un ricercatore non è stato abilitato, vuol dire che è un asino, no? E perché mai dovrebbe continuare a tenere quei corsi, se una commissione ministeriale gli ha dato la patente di asino? Come può un’Università tollerare che i suoi corsi siano tenuti da asini?

Quanti problemi eh? Altro che H-index...Io credo che i criteri di quelle abilitazioni nazionali andrebbero pesantemente rivisti, e avrei il desiderio che lo si facesse coinvolgendo e ascoltando la comunità scientifica nazionale sui criteri da impiegare, non facendoli calare dall'alto, scegliendo criteri, quanto meno, discutibili.

Forse sto sognando, perché certe cose non potranno mai avvenire in Italia.

Cosimo Cardellicchio - Primo Ricercatore Cnr

La replica di Enzo Boschi

Caro Cosimo,
preciso subito che il ragionamento esposto nell'articolo nel Foglietto del 4 marzo riguarda una sola commissione: la 04/A4, Geofisica. Conosco buona parte di coloro che hanno partecipato al concorso e alcuni membri di quella commissione.
Le mie affermazioni non sono quindi generalizzabili ad altre situazioni di cui non sono edotto.
So per certo, comunque, che altre commissioni sono state correttissime.
L'impressione che ricavo dalla tua lettera è che siamo d'accordo su quasi tutto.
Forse su certi punti non sono stato chiaro.
Andiamo con ordine.
Comincio col dirti che hai fatto male a non partecipare al concorso.
Vista la realtà italiana, in continua e imprevedibile evoluzione, non si può mai sapere che cosa significherà e che conseguenze avrà in un futuro prossimo o remoto un'abilitazione all'insegnamento universitario.
A chi mi chiede consiglio suggerisco sempre di partecipare a tutte le gare, magari con atteggiamento olimpionico.
Ti ricordo, per chiarire il mio pensiero, che la gerarchia esistente negli enti di ricerca fu mutuata dalla gerarchia universitaria.
Ricercatore, Primo Ricercatore, Dirigente di Ricerca erano esattamente corrispondenti a Ricercatore, Professore Associato, Professore Ordinario. Agli inizi anche gli stipendi erano equivalenti; poi diversità nei valori e nella frequenza degli scatti di anzianità ha determinato una notevole differenza.
Hai ragione nel dire che un'Università ti avrebbe difficilmente chiamato (sopratutto per mancanza di posti o di budget, come si dice adesso) ma penso che una tua richiesta di passare dal ruolo di primo ricercatore a quello di dirigente di ricerca, con un'abilitazione alla prima fascia universitaria in tasca, avrebbe avuto un senso proprio per la simmetria delle carriere detta.
Qualcuno, desideroso di favorire i meritevoli, avrebbe potuto prendere la tua richiesta seriamente in considerazione.
Nel caso del concorso 04/A4 sono rimasto particolarmente colpito dal fatto che ottimi ricercatori dell'INGV, molti dei quali precari, sono stati inspiegabilmente bocciati.
Li incoraggiai fortemente a partecipare perché ero sicurissimo che avrebbero, tutti o quasi, conseguito l'abilitazione.
Non a caso l'INGV recentemente e' stato classificato dall'ANVUR come miglior ente di ricerca italiano per il periodo 2004-10.
I precari avrebbero poi potuto spendere il titolo conseguito, in prospettiva, per eventuali concorsi per posti a tempo indeterminato e, nell'immediato, per chiedere un aumento stipendiale non trascurabile.
Infatti i precari restano nel livello stipendiale iniziale per anni e anni pur contribuendo con il loro lavoro in maniera sostanziale e sempre determinante a tutte le attività dell'Istituto.
Qualcuno, avendo volontà e lungimiranza, avrebbe potuto decidere di trasformare il posto da precario ricercatore a precario primo ricercatore o precario dirigente di ricerca.
Almeno dal punto di vista economico!
Non ricordo chi e in quale contesto sosteneva che i precari dovrebbero guadagnare di più di coloro che hanno un posto a tempo indeterminato. Cosa che personalmente considero giusta e doverosa!
Sia chiaro che non dimentico chi, ricercatore o primo ricercatore di ruolo, aspira giustamente al passaggio di grado. Anche qui, sempre negli esiti della commissione 04/A4, sono successe cose discutibili ma un'analisi completa ci porterebbe lontano. Non voglio entrare in valutazioni che in questo contesto non sono necessarie, non mi competono e riguardano molte persone a cui sono decisamente affezionato.
Veniamo all'H index.
Sono d'accordo con tutto quello che dici e mi sembra che non ci sia contraddizione con quanto da me scritto il 4 marzo. La mia tesi è: l'indice H ha dei difetti ma senz'altro, in qualunque sua versione, discrimina fra coloro che hanno fatto poco e niente di memorabile e coloro che in un modo o nell'altro si sono impegnati. A mio avviso i primi vanno esclusi dalla possibilità di arrivare all'abilitazione e dei secondi vanno approfondite le attività svolte perché è noto che si può avere un H elevato e essere scienziati mediocri.
Negli esiti della 04/A4 sono in bella mostra i parametri bibliometrici "normalizzati": H, numero delle pubblicazioni e delle citazioni. Di questi parametri, da un'analisi attenta dei risultati si evince chiaramente che non se ne è tenuto alcun conto.
Pessimi parametri bibliometrici non hanno impedito a certuni di accedere all'abilitazione anche della prima fascia. Altri, con parametri bibliometrici brillanti, sono stati inspiegabilmente bocciati persino nella seconda fascia.
Sono stati promossi o bocciati con frasi fatte in cui qualcuno veniva definito maturo e qualcun altro immaturo senza che il termine "maturo" venisse definito operativamente.
I risultati possono drammaticamente apparire puramente casuali a chi non conosce l'ambiente e i "fatti della vita". Invece hanno un senso chiarissimo per chi è addentro nei "fatti della vita".
Concordo con te, caro Cosimo, l'H (tenendo presenti i suoi difetti) è senz'altro un ottimo indice dell'attività scientifica di una persona: nel concorso 04/A4 sembra essere stato usato in senso contrario: semplificando un po', chi l'aveva alto è stato bocciato, chi l'aveva basso o addirittura bassissimo è stato promosso.
Concordo in pieno anche sulle cose molto importanti che hai detto dell'insegnamento: molti ricercatori INGV, precari e non, hanno tenuto per anni corsi di lezioni in molte Università italiane, hanno fatto da relatori per tesi di laurea e di dottorato senza che nessuno su questo abbia mai trovato alcunché da ridire. Ho ricevuto spesso ringraziamenti e apprezzamenti per la brillante collaborazione di tanti ricercatori INGV da parte di professori delle varie Università.
Con orgoglio desidero enfatizzare che fare la tesi di laurea o di dottorato all'INGV era considerato un privilegio e un titolo di cui fregiarsi.
E adesso commissari, estratti a sorte o non so come reperiti, che avevano il dovere assoluto di rappresentare al massimo livello l'Istituzione universitaria, dichiarano che quegli stessi ricercatori non sono abilitati, cioè non hanno le capacità di insegnare le discipline che hanno insegnato per anni con soddisfazione di tutti?
Stiamo scherzando?
Ci rendiamo conto della gravità di quanto è successo e delle conseguenze?
Se prendiamo per buoni i risultati della commissione 04/A4 e' assolutamente necessario andare a vedere quali Università hanno dato incarichi di insegnamento, tesi di laurea e di dottorato a persone poi ufficialmente giudicate incapaci di insegnare all'Università.
E' un dovere imprescindibile capire come è avvenuto nelle varie Facoltà il meccanismo dell'attribuzione degli incarichi e chi ne è stato responsabile.
Essendo però verificato ufficialmente che molti bocciati hanno ottimi valori bibliometrici e quindi potrebbero essere ottimi scienziati, bisognerà necessariamente anche analizzare in maniera accurata come ha operato la commissione.
Perché non vi sono molte alternative: o certe Università attribuiscono delicati incarichi in maniera puramente erratica oppure tali incarichi sono stati dati a persone ritenute degne in seguito a valutazioni delle loro attività.
Quindi se una commissione istituita dal Ministero della Ricerca e dell'Università ha di fatto dichiarato che sono stati attribuiti incarichi a persone non all'altezza di operare nelle Università italiane avrà avuto per affermarlo motivi ben precisi, che potranno quindi essere dimostrati in maniera esauriente e trasparente.
Insomma o si stabilisce che un certo numero di nostre Università sono, almeno in certi settori, prive di credibilità scientifica oppure la commissione 04/A4 ha operato in maniera "superficiale".
Non esiste una terza possibilità!
Il Ministro Stefania Giannini deve essere informato tempestivamente di questa vicenda gravissima per chiarire al più presto responsabilità e per gli opportuni provvedimenti.

Ringrazio Cosimo e il Foglietto per avermi dato un'ulteriore possibilità di chiarire il mio punto di vista su un argomento che mi sta particolarmente a cuore.

Enzo Boschi - Geofisico

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