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Giovedì, 04 Lug 2024

di Adriana Spera

Da circa venti anni si sente parlare incessantemente di riforme. Per ora, il legislatore si è ripetutamente esercitato, per non dire accanito, su tre temi: lavoro, pensioni, scuola e università. Politici e media continuano a ripetere come un mantra, quasi ad imitazione del gergo del Crozza-Maroni, che erano riforme necessarie a “modernizzare” il paese.

Da osservatori, con dolore, possiamo affermare che piuttosto sono servite ad imbarbarire il paese, a cancellare diritti costituzionalmente garantiti e, in definitiva, ad impoverirlo, facendo crescere le disuguaglianze.

Appena sfornata una delle predette “riforme”, oltre a magnificarne le asserite proprietà taumaturgiche, è sempre stato assicurato dai sorridenti (ma anche piangenti) autori che sarebbero state fatte tutte le verifiche sull'efficacia delle nuove norme e all'uopo non si è badato a spese nel dare luogo a una sorta di superfetazione di nuovi enti, authority, organismi e commissioni, preposti allo scopo, con conseguente distribuzione di poltrone lautamente remunerate.

Tra questi possiamo annoverare l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, meglio nota come Anvur, che qualche giorno fa ha presentato il suo primo Rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca.

L’Anvur è una sorta di Davide, tanto piccola quanto temuta sia dalle Università statali che dagli enti di ricerca vigilati dal Miur, per le sue specifiche competenze.

Concepita nel 2006, con legge n. 286, ha visto la luce soltanto cinque anni dopo, con l’entrata in vigore, avvenuta il 20 gennaio 2011, della legge 30 dicembre 2010 (c.d. riforma Gelmini), pubblicata in Gazzetta il 14 gennaio 2011, contenente “Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario.

In particolare, essa sovraintende al sistema pubblico nazionale di valutazione della qualità delle università e degli enti di ricerca vigilati dal Miur che, in totale, sono 134.

A tale fine, sono oggetto di valutazione: l’efficienza e l’efficacia della didattica sulla base di standard qualitativi di livello internazionale, anche con riferimento agli esiti dell’apprendimento ed al successivo inserimento lavorativo degli studenti;la qualità dei prodotti di ricerca; la capacità di attrazione di finanziamenti esterni, l’attivazione di rapporti di collaborazione e di scambio di ricercatori con soggetti pubblici e privati; la presenza di studenti in possesso di un curriculum degli studi altamente meritevole e di docenti stranieri di elevata qualificazione; la completezza e la correttezza della comunicazione pubblica in materia di offerta formativa e di ricerche e di servizi per studenti.

L’Anvur, inoltre, indirizza l’attività demandata ai nuclei di valutazione costituiti all’interno delle università e degli enti di ricerca; valuta l’efficienza e l’efficacia dei programmi pubblici di finanziamento e di incentivazione alle attività di ricerca e di innovazione; collabora, anche mediante scambi di esperienze ed informazioni, con gli organismi internazionali e dell’Unione europea, nonché con le agenzie e le amministrazioni degli altri Paesi e con gli organismi scientifici internazionali operanti nel campo della valutazione dei sistemi dell’istruzione superiore e della ricerca.

La legge 30 dicembre 2010, n. 240 e i successivi decreti di attuazione hanno ulteriormente ampliato i compiti della costituenda Anvur, attribuendo ad essa competenze anche in materia di accreditamento e valutazione dei corsi di laurea e delle sedi universitarie; accreditamento dei corsi di dottorato; definizione dei parametri di valutazione per l’abilitazione scientifica nazionale; verifica dei requisiti degli aspiranti membri delle commissioni nazionali di abilitazione.

Infine, il decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, “Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia”, attribuisce all’Anvur anche il sistema di valutazione del personale delle università e degli enti di ricerca di cui al decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150.

Con la soppressione del Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca (Civr) e del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario (Cnvsu) le loro funzioni sono state assorbite dall’Anvur.

Forse è l'unica Agenzia la cui dotazione organica è prevista per legge e corrisponde a 18 unità. Circostanza di cui gli organi di vertice si sono più volte pubblicamente lamentati.

Ma le cose stanno davvero così?

Dalla recente relazione della Corte dei conti sulla gestione dell’Agenzia, si evince che essa, in base all'art. 12 dello Statuto, può avvalersi di più di 50 esperti della valutazione (per la sola Vqr sono stati ben 450, oltre a 15.000 referee), di un direttore, con un compenso annuo di 142.849 euro, e consulenti di vario genere, per i quali nell'anno esaminato sono stati spesi 156.496,32 euro.

Ma ciò che più stupisce è che oltre il 60% della spesa (circa 1,5 mln) è destinato alla remunerazione degli organi di vertice, il cosiddetto consiglio direttivo, formato da sette componenti, compreso il presidente, al quale spetta un compenso annuo di 210mila euro. Gli altri sei membri devono accontentarsi di un 15% in meno, vale a dire di soli 178.500 euro annui.

L’assetto organizzativo dell’Agenzia prevede anche un comitato consultivo di diciannove membri, un addetto al controllo strategico e tre revisori dei conti.

Certo, ove si raffrontino questi numeri con quelli della britannica QAA che, pur occupandosi di sola università, ha 170 dipendenti, della analoga spagnola Aneca, che ne ha 90 e della francese Aeres, che valuta pure gli enti di ricerca con 170 dipendenti, e ove si consideri che l'Anvur ha chiuso l’esercizio 2012 con un avanzo finanziario di € 2.226.181, un avanzo economico di € 2.249.152 e un patrimonio netto che si attesta su € 3.892.483, sembra di avere a che fare con un raro esempio di virtuosità nello scenario italiano.

La prossima settimana cercheremo di capire se pure i risultati dell’attività finora svolta dall’Anvur siano da considerare anch’essi “virtuosi”.

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