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Giovedì, 04 Lug 2024

L’opportunità offerta dai fondi comunitari è un’occasione che gli enti ed istituti di ricerca italiani dovrebbero raccogliere in maniera programmatica e finalizzata al raggiungimento di risultati e prodotti concretamente utili per il sistema Italia.

Negli ultimi anni le risposte alle call europee si sono distinte per una sempre maggiore qualità e capacità di raggiungere output di rilievo e molto si può ancora perfezionare. Ad esempio, permane una certificata difficoltà nel trasformare i risultati della ricerca in innovazioni di processi e di prodotti, capaci di rispondere rapidamente ai bisogni dei cittadini. In questo senso la progettazione europea non dovrebbe più essere considerata un dispositivo per finanziare solo attività sperimentali o testare applicativi specifici, ma dovrebbe costituire un elemento importante per sostenere anche quelle attività che, in un periodo di forte difficoltà economica, non troverebbero il giusto posizionamento in una scala di priorità sempre più essenziali, anche per gli enti pubblici.

Sono numerose le opportunità di finanziamento disposte a livello comunitario, con la finalità di raggiungere gli obiettivi della strategia di Europa 2020 quali: crescita e occupazione, lotta contro i cambiamenti climatici e riduzione della dipendenza energetica, della povertà e dell’esclusione sociale. Gli ambiti sono ampi e le occasioni estremamente diversificate. Tra queste, nell’ambito della ricerca ed innovazione, appare fondamentale il Programma lanciato dalla Commissione Europea denominato Horizon 2020.

Da noi il programma prende il nome di Horizon 2020 Italia (HIT 2020) ed è stato avviato ufficialmente ad aprile 2014.

Horizon 2020 rappresenta il Programma Quadro europeo per la Ricerca e l'Innovazione per il periodo 2014 – 2020. Finanzia le attività di ricerca della Commissione europea e sostituisce ed amplia una serie di programmi, tra i quali: il VII Programma Quadro, il Programma Quadro per la Competitività e l'Innovazione (CIP) e l'Istituto Europeo per l'Innovazione e la Tecnologia (EIT).

Non è trascurabile il fatto che la Commissione Europea abbia sentito il bisogno di creare una discontinuità con i precedenti Programmi Quadro (PQ), denominando l’attuale framework strategico per la ricerca ‘Horizon 2020’, invece di ‘VIII Programma Quadro’. La motivazione risiede nel fatto che, a causa della notevole frammentazione a livello europeo, negli ultimi 15-20 anni, nonostante i notevoli investimenti, non si sia riusciti né a migliorare il posizionamento del sistema europeo della ricerca e dell’innovazione nei confronti degli Stati Uniti, né a ridurre il prepotente ingresso di paesi come la Cina e la Corea.

Così, con Horizon 2020 l’Unione Europea tenta di percorrere nuove strade, attraverso strumenti che siano in grado di responsabilizzare direttamente gli Stati Membri, attraverso una programmazione congiunta ed integrata delle attività di ricerca sui grandi temi di rilevanza globale.

I Paesi partecipanti avranno a disposizione un budget di circa 70,2 miliardi di euro (incluso il programma per la ricerca nucleare Euratom), che costituisce il maggior finanziamento erogato per questi programmi. Il precedente programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico - il Settimo programma quadro (7º PQ) -  in vigore dal 2007 al 2013, aveva a disposizione uno stanziamento di bilancio di 53,2 miliardi di euro e costituiva già un forte investimento per l’Europa con circa il 60% di budget in più, rispetto ai precedenti Programmi Quadro, che si aggiravano intorno ai 15 miliardi di Euro.

Considerato il budget significativo, Horizon 2020 è un programma molto complesso, articolato in tre Pilastri (Excellence Science, Competitive Industries; Societal Challenge), cinque Programmi trasversali ( Spreading excellence and widening participation ; Europeean Institute of Innovation and Technologies-EIT ; Science with and for Society ; Joint Research Center ; Euratom ) e un numero estesissimo di bandi.

Questa suddivisione in numerosissime call rappresenta una evidente immediata criticità per progettisti e ricercatori, che devono scorrere liste interminabili di sub-programmi, prima di individuare l’avviso più idoneo. A questo si aggiunga l’ulteriore difficoltà di veder selezionato il proprio progetto, a fronte dell’incrementato numero dei Paesi Membri della EU, arrivati con l’entrata della Croazia a luglio 2013 a 28, così come della partecipazione dei paesi terzi (candidati ad entrare nell’Unione Europea, paesi EEA/EFTA, paesi di futura adesione all’EU e paesi extra UE) da coinvolgere per dare maggiore rilievo al trasferimento dei risultati.

Tra marzo e maggio 2014 si sono già chiuse ben 54 call, con un budget medio per progetto tra 1 e 2,5 milioni di euro. Sono ancora aperti circa 122 avvisi che si chiuderanno tra giugno 2014 e marzo 2015 ed altre call si avvieranno nei prossimi mesi, in particolare due avvisi in materia di ICT e quattro avvisi sulle azioni denominate Marie Sklodowska Curie.

In questo contesto, tutta la comunità scientifica, gli istituti di ricerca, gli organi decisionali e le altre parti interessate stanno avviando a livello transnazionale (europeo ed extraeuropeo) una vivace attività di sviluppo di reti di relazioni, finalizzate alla presentazione di proposte multidisciplinari di cooperazione.

Il programma Italia (HIT 2020) può essere considerato l’impianto idoneo a sperimentare, per la prima volta, l’attuazione di un quadro strategico di riferimento coerente con quello europeo, sia per durata che per impostazione e di superare criticità tradizionalmente legate al contesto Italia.

In particolare, caratteristiche tipiche della situazione italiana, condivise da altre realtà europee, sono la limitata collaborazione tra ricerca pubblica e privata e una insufficiente capacità di trasferimento, diffusione e valorizzazione dei risultati delle ricerche in forme diverse dalla pubblicazione scientifica.

Anche le conoscenze e le competenze dei progettisti e dei ricercatori italiani sono prevalentemente tecnico-specialistiche, concentrate su abilità e tecniche di ricerca nei rispettivi ambiti disciplinari, e meno su quelle competenze necessarie per la progettazione e realizzazione di progetti complessi.

Inoltre, strutture come università ed enti di ricerca nazionali non offrono, salvo eccezioni virtuose, servizi di supporto sufficienti, proprio su queste attività trasversalmente utili per tutte le tipologie di progetti, quali l’attività di ricerca dei bandi o degli avvisi, le attività gestionali (management) ed economico-contabili e finanziarie, così come di networking.

La consapevolezza delle difficoltà e criticità del sistema italiano dovrebbe costituire una motivazione forte per esplorare nuove ed estese possibilità di spingersi oltre e raggiungere nuovi traguardi.

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