Una delle tante norme odiose della legge di riforma delle pensioni (n. 214/2011), ideata da Elsa Fornero e varata dal governo Monti, salvo sorprese, sta per essere cassata.
Per lasciare il lavoro in via anticipata, infatti, oggi bisogna aver raggiunto 42 anni e sei mesi di contributi, se uomini, e 41 anni e sei mesi, se donne. Ma, attenzione, se si può andare via a prescindere dall’età, è altrettanto vero che, per chi decidesse di farlo a un’età inferiore a 62 anni, sono previste penalizzazioni sull’importo della pensione. Il taglio è dell’uno per cento se si hanno 61 anni, che sale al due per cento, se si hanno 60 anni. Sotto i 60 anni è del 2% per ogni anno in meno.
Un emendamento al decreto legge Madia, in corso di conversione in legge, infatti, ha cancellato l’iniquo balzello, per cui chi conseguirà entro il 31 dicembre 2017 i contributi richiesti per il trattamento pensionistico anticipato, potrà lasciare il lavoro anche prima dei 62 anni di età anagrafica, senza subire alcuna decurtazione sull’assegno pensionistico.
Ma in campo pensionistico vi sono anche altre importanti novità. La prima riguarda i dirigenti della pubblica amministrazione che, a seguito di un emendamento proposto dall’on. Emanuele Fiano (Pd), potranno essere messi in pensione d’ufficio a 62 anni, con quattro anni di anticipo rispetto ai requisiti fissati dalla riforma Fornero, a condizione che abbiamo maturato i requisiti contributivi.
La seconda riguarda il calcolo degli anni contributivi validi per il raggiungimento del requisito per la pensione anticipata. Un emendamento dell’on. Luisa Gnecchi (Pd) ha cancellato un’altra norma della riforma Fornero, che escludeva dal calcolo gli anni di riscatto della laurea, oltre ad altre assenze non retribuite.
Novità, infine, anche per gli insegnanti, per i quali riappare “quota 96”, quale sommatoria di età anagrafica e contributiva, in vigore prima della Fornero.
I dicenti in possesso di tale requisito potranno accedere alla pensione anticipata, ma per l’indennità di buonuscita dovranno prima raggiungere le anzianità previste dalla legge Fornero.
Un’aberrazione. Per cancellare un’altra aberrazione.