Grande è stata la confusione sotto il sole di Lecce, ma la situazione era tutt’altro che eccellente.
Tutto è avvenuto la scorsa settimana, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università del Salento, trasformatasi in un crocevia di gradite aperture e altrettanto decise chiusure nei confronti dell’università islamica, di composte contestazioni del titolare del Miur e di importanti puntualizzazioni sul nostro sistema universitario.
Ma andiamo con ordine.
E’ accaduto, infatti, che, a fronte della proposta, lanciata nei mesi scorsi, dal presidente della Confederazione delle imprese mediterranee (Confime), Giampiero Khaled Paladini, di istituire a Lecce l’università islamica, il consenso dei rappresentanti delle nostre istituzioni è stato tutt’altro che unanime, essendosi registrata una tanto netta quanto poco onorevole divergenza tra la ministra Giannini e il sindaco di Lecce, Paolo Perrone.
La prima si è dichiarata, infatti, favorevole all’iniziativa, rilevando la necessità di assumersi ogni responsabilità culturale e formativa, in ossequio a una vocazione di paese-ponte da recuperare; il secondo, viceversa, si è detto del tutto contrario all’ipotesi di ospitare in città l’università islamica.
Nel corso della cerimonia, poi, si è svolta una civile manifestazione, contro la Ministra presente, degli abilitati all’insegnamento tramite i tirocini formativi attivi (TFA), argomento del quale Il Foglietto si è più volte occupato.
In circa trecento, tanti sono gli abilitati a Lecce su un totale di circa diecimila in tutta Italia, con i loro cartelli hanno ricordato la loro esclusione dall’insegnamento, tanto più grave in quanto essi si sono formati sulla base del fabbisogno. Un’esclusione per di più pagata a caro prezzo, dato che i corsi TFA presso la locale università sono costati oltre 2500 euro.
Quanto, infine, all’inaugurazione vera e propria dell’anno accademico, c’è da registrare soprattutto il grido di dolore del Rettore, Vincenzo Zara, che ha sottolineato l’insostenibilità della situazione finanziaria dell’ateneo. A causa del definanziamento statale dovuto all’applicazione del costo-standard, infatti, l’ateneo salentino si è visto decurtare i fondi, avendo patito una vera e propria emorragia di iscritti, passati dai circa 30.000 del 2003-2004 agli attuali 17.831.
L’esigenza della sostenibilità dell’intero sistema universitario è stata ribadita anche dal presidente della Crui, Stefano Paleari, che ci ha tenuto a sottolineare che “esiste soltanto una università italiana con tante università differenti, ma che hanno tutte l’obiettivo di migliorarsi”.
Da parte sua, l’Università del Salento prova a farlo rafforzando il carattere internazionale dell’ateneo, stipulando appositi accordi in tale direzione, aumentando didattica e ricerca, “ma su solide basi di fattibilità”.
Precisazione, in tempi di annunci, quanto mai opportuna.