Della Buona Scuola su questo giornale ci siamo già occupati più volte, analizzando tutto il materiale disponibile, dal disegno di legge alle linee guida, fino alle slide, quando sono venute fuori, secondo il modo in cui il governo ci ha abituato a lavorare.
Stando alle recenti dichiarazioni della ministra Giannini, sembra che la Buona Scuola sarà legge dello Stato entro giugno, ma forse il governo conta di farcela anche prima, cioè per metà maggio.
Si tratta di una notizia importante, che dovrebbe finalmente risolvere i problemi dei vincitori del concorso del 2012 e degli iscritti alle graduatorie a esaurimento, le due categorie scelte per chiudere la parentesi del precariato storico, la gran parte del quale verrebbe assunto subito e poi sarebbe la volta dei 23.000 della scuola materna.
A seguire, un ritorno alla Costituzione. Stando alla ministra, infatti, dovrebbe partire un concorso per 60.000 nuovi posti, l’opportunità che in tanti attendono da anni.
Delusi gli idonei, che a settembre scorso erano dentro e pensavano di avercela fatta, ma la ministra è stata irremovibile: “si sono scelti dei criteri, in un settore, soprattutto quello delle assunzioni, in cui criteri andavano scelti”.
Stefania Giannini ha annunciato novità clamorose anche per il mondo dell’università e della ricerca.
Innanzitutto, l’avvio, finalmente, di una riflessione sul ringiovanimento degli atenei, visto l’alto numero di pensionamenti di questi ultimi anni, soprattutto tra i professori ordinari, sicché l’aver liberato 1.200 nuovi posti di ricercatore nel biennio non può essere considerato un risultato appagante.
Inoltre, si prende atto del fatto, anche questo più volte sottolineato dal Foglietto, che università e ricerca hanno “regole specifiche e obiettivi specifici, che non sono esattamente quelli del pubblico impiego”, onde si profila per entrambi l’elaborazione di un contratto comune.
Un risultato del genere, una volta tanto concordiamo con la ministra, “sarebbe veramente un grande traguardo”.