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Giovedì, 04 Lug 2024

notaLo scorso 20 settembre è stata pubblicata la Nota di aggiornamento al Def, con cui è possibile iniziare a stilare un preconsuntivo per il 2015.

A distanza di tre giorni l'Istat ha rivisto le stime dei conti nazionali per il 2013 e 2014, modificando, in parte, il quadro tracciato dal ministero dell'economia. 

E' lecito chiedersi perchè non è stato invertito l'ordine di diffusione dei due documenti, come avvenne lo scorso anno. Tanto più che l'Istat ha ritoccato in misura sostanziale il dato sul Pil del 2013 e 2014, riducendo quest'ultimo di 2 miliardi di euro sia nella versione a prezzi correnti che in quella a prezzi costanti.

Secondo quanto si apprende dal documento di programmazione economica, l'anno in corso si chiuderà con una crescita dello 0,9%, maggiore dello 0,7% previsto nel Def di aprile. Il risultato, migliore delle attese, è ascrivibile soprattutto a condizioni esterne favorevoli (deprezzamento dell'euro rispetto al dollaro, consistente ribasso del prezzo del petrolio, riduzione dello spread), piuttosto che al processo di riforme avviato dal Governo. Dopo la revisione dell'Istat, l'obiettivo è ancor più a portata di mano, visto che per raggiungerlo sono sufficienti 2 miliardi di euro in meno.

I toni trionfalistici usati in questi giorni dal premier Renzi non sembrano, però, tenere conto della situazione dei conti pubblici, che si sono deteriorati rispetto al Def di aprile a causa della minor crescita nel 2015 del Pil nominale, che lascia sul terreno 3,9 miliardi di euro.

Nei pochi mesi intercorsi tra il Def e la Nota di aggiornamento al Def numerosi sono stati i ritocchi nelle voci che compongono i conti pubblici (figura 1).

Le entrate aumentano di 2,7 miliardi di euro, ma crescono anche le uscite di 4,4 miliardi di euro (di cui 645 milioni di euro di maggior spesa per interessi).

L'avanzo primario si riduce di 1 miliardo di euro e l'indebitamento netto peggiora di 1,6 miliardi di euro; migliora, invece, di 1,6 miliardi di euro l'indebitamento strutturale, a seguito della revisione al ribasso dell'output gap, che si discosta di mezzo punto percentuale dalla stima di primavera della Commissione europea.

Tra le entrate tributarie aumentano le imposte dirette (Irpef, Ires, ecc.) e diminuiscono le indirette (Iva, accise sui carburanti, ecc.). Il monitoraggio mensile mostra, però, che mancano all'appello svariati miliardi per raggiungere l'obiettivo previsto per il 2015.

Aumentano, invece, di quasi 2 miliardi di euro i contributi sociali e - di conseguenza - la pressione fiscale crescerà di altri due decimi, toccando il 43,7%.

Tra le uscite diminuisce la spesa per le pensioni, nonostante i pagamenti degli arretrati conseguenti alla sentenza della Corte costituzionale, che ha giudicato illegittimo il blocco della rivalutazione automatica decisa a suo tempo dal governo Monti. In calo di 2 miliardi di euro anche le altre prestazioni sociali.

In aumento tutte le altre voci di spesa. Crescono di quasi 3 miliardi di euro gli altri trasferimenti; di 1,3 miliardi di euro le altre uscite correnti, di circa 800 milioni di euro gli ivestimenti fissi lordi e i consumi intermedi.

Un discorso a parte merita la spesa per interessi, rivista in rialzo non solo per il 2015, ma anche per gli anni a venire. Da qui al 2019, si prevedono esborsi per 357 miliardi di euro, quasi 12 miliardi in più di quanto indicato nel Def di aprile.

Le revisioni effettuate dal Governo si riflettono anche sui saldi di finanza pubblica (figura 2).

Se le entrate tributarie raggiungeranno il target previsto, l'indebitamento netto dovrebbe attestarsi al 2,6%.

Il debito pubblico dovrebbe aumentare di 36,5 miliardi di euro rispetto al 2014 (1,4 miliardi più del previsto), a patto che il raccordo disavanzo-debito risulti positivo per 6,3 miliardi di euro (lo scorso anno fu negativo per 17 miliardi di euro).

Il rapporto debito/Pil è rivisto in rialzo al 132,8%, in aumento rispetto al 2014, che a sua volta va corretto in 132,3% dopo la revisione Istat.

Se c'era bisogno di ulteriore confusione sui numeri, bisogna riconoscere che è stato fatto di tutto per crearla.

Arduo appare anche il compito dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, che ha già validato il quadro macroeconomico tendenziale, in cui, però, non è chiaro se sono corretti i livelli e sbagliate le variazioni oppure viceversa.

Per rimettere un pò di ordine servirebbe, ora, un aggiornamento della nota di aggiornamento al Def.

 Figura 1 - Conti pubblici anno 2015 secondo il quadro tendenziale (milioni di euro) Fonte: elaborazioni su dati Ministero Economia e Finanze

 

 

 

 

 

 


Figura 2 - Saldi di finanza pubblica - anni 2008-2015
(milioni di euro e valori percentuali) Fonte: elaborazioni su dati Ministero Economia e Finanze

 

 

 



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