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Giovedì, 04 Lug 2024

EurozonaUn bel riquadro pubblicato nel Bollettino economico di novembre della Bce ci mette a parte di due notizie importanti. La prima è che i consumi privati, in aumento nell’Eurozona (EZ) dal primo trimestre 2013, sono stati il principale driver della crescita dell’area. E questo non sorprenderà chi è perfettamente avveduto circa l’impossibilità di crescere in mancanza di una ripresa sostenuta della domanda interna, atteso che è vagamente utopistico pensare che una delle principali economie del mondo si possa sostenere solo esportando.

La seconda notizia ci riguarda direttamente. Malgrado i miglioramenti che ci sono stati dal 2013, un grafico mostra chiaramente che l’Italia è il fanalino di coda fra i grandi paesi europei per incremento del reddito e consumi reali nel periodo fra il secondo trimestre 2014 e quello del 2015. Ma il grafico ci dice anche altre cose che è utile approfondire.

Prima però diamo un occhiata all’aggregato, per la gioia dei macroeconomisti. Qui, nell’empireo del dato astratto riferito all’intera eurozona, osserviamo che i consumi privati hanno superato l’indice 100, riferito a settembre 2011, fra fine 2014 e inizio 2015, più o meno replicando l’andamento del reddito reale. Quest’ultimo in buona parte è stato sospinto al rialzo dal calo del petrolio. Il reddito corretto per il petrolio, infatti, è ancora sotto il livello del 2011. Quindi i consumatori europei devono molto all’Arabia Saudita.

Se guardiamo le componenti del reddito disponibile lordo, osserviamo che “il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato di circa 0,9 punti percentuali per effetto del calo dei prezzi dell’energia tra l’inizio della ripresa e il secondo trimestre del 2015”. Tale incremento “ha rappresentato all’incirca solo un terzo del miglioramento complessivo del potere d’acquisto delle famiglie osservato in tale periodo. L’ulteriore miglioramento è principalmente attribuibile a marcati incrementi del reddito da lavoro”.

La crescita dei compensi per dipendente, infatti, ha accelerato, benché temporaneamente, nella seconda metà del 2013. A ciò si è sommato l’aumento di occupazione, e ciò malgrado “il livello attuale dell’occupazione rimane inferiore di circa il 2 per cento ai massimi pre-crisi del 2008, mentre la disoccupazione è ancora elevata, con un tasso dell’11 per cento lo scorso agosto”.

Se dall’aggregato andiamo a vedere le singole situazioni, osserviamo che “la recente crescita dei consumi è stata più elevata nei paesi in cui i mercati del lavoro sono migliorati in misura maggiore”. In Spagna, in Irlanda e in Portogallo, “la ripresa del mercato del lavoro, in termini sia di occupazione sia di salari, è stata relativamente sostenuta, dando luogo ad aumenti più significativi del reddito disponibile e a una crescita dei consumi reali.

Dopo anni di riduzione dell’indebitamento delle famiglie in questi paesi, il maggiore reddito disponibile sta anch’esso favorendo il rafforzamento dei bilanci delle famiglie”. E, in effetti, l’indebitamento delle famiglie risulta in calo, sebbene si osservino casi eclatanti come quello irlandese, dove il debito privato è ancora superiore al 170% del reddito disponibile.

Ma se torniamo al nostro grafico iniziale e guardiamo al caso italiano, risulta evidente un’altra singolarità: nel nostro paese l’aumento dei consumi è stato ben al di sotto dell’aumento del reddito per occupato. E se ciò si aggiunge al fatto che le famiglie italiane risultano le meno indebitate del campione considerato, con debiti stabili intorno al 60% del reddito, risulta chiaro che la ripresa dei consumi interni italiani è una delle variabili strategiche per la ripresa dell’intera area, visto che l’Italia ha un peso specifico rilevante nell’EZ.

Convincere le famiglie italiane a spendere di più, insomma, è fondamentale.

Un’altra spinta importante potrebbe arrivare dalle famiglie tedesche, che sono quelle che hanno mostrato il più deciso aumento del reddito disponibile, superiore a 2,5 punti percentuali, con i consumi di poco superiori a quelli francesi, cresciuti poco più di un punto.

Infine, Portogallo, Irlanda e Spagna sono i paesi che hanno aumentato di più i consumi reali. Per la Bce è il segno di una ritrovata salute del mercato del lavoro. Noto però che in Portogallo alla crescita del numero degli occupati ha fatto da contraltare un calo del reddito per occupato, mentre in Spagna il reddito è rimasto stagnante, pure se sono aumentati gli occupati.

Forse non è solo merito della ritrovata salute del mercato del lavoro se questi paesi consumano di più.

Forse dipende dal fatto che hanno patito di più la fame.

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giornalista socioeconomico - Twitter @maitre_a_panZer

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