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Giovedì, 04 Lug 2024

La notizia, infine arrivata, è che l’Anvur ha aperto una ”finestra” straordinaria fino al 16 aprile per il conferimento dei prodotti per la VQR. Ciò  significa, in concreto, un prolungamento dei termini per consentire la presentazione dei lavori di ricerca che concorrono a valutare gli atenei.

Se c’è chi si è stupito della novità, tra questi non si può certamente annoverare Il Foglietto, che al tema della VQR ha dedicato in questi mesi ampio spazio, sempre facendone emergere le criticità nella versione adottata e in uso nel nostro paese.

Solo chi non ha voluto vederla, infatti, può meravigliarsi di fronte alla sorprendente torsione registrata da questo meccanismo premiale, che avrebbe dovuto garantire l’avvento del tanto decantato merito nella cittadella dell’Università.

Varata col decreto del fare nel 2013, la VQR, per il tramite dell’Anvur, prometteva di dare più fondi alle università, a condizione dell’osservanza da parte di queste di alcuni parametri di efficienza. Di anno in anno, insomma, si sarebbe dovuto registrare un incremento della quota premiale, passando dal 12% del 2013 fino al 30%, a regime, del 2018.

Non solo non è andata proprio così, ma la valutazione ha avuto ad oggetto quasi esclusivamente le pubblicazioni e le ricerche dei professori, mentre i criteri della valutazione sono stati spesso giudicati, da esperti e non, assai singolari, se non stravaganti, comunque da rivedere. Conseguenze di tutto questo sono state, da un lato, la riduzione del finanziamento del sistema universitario (già di per sé non brillante al cospetto dei partner europei, mentre il paragone con gli Stati Uniti è meglio non farlo) e, dall’altro, la marginalizzazione della didattica, poco o punto considerata dalla VQR di casa nostra.

Queste erano e sono le motivazioni a base della protesta, che un po’ dovunque tra gli atenei aveva insistito sul punto che il discorso sul merito serviva a nascondere il contenimento del finanziamento, un esito esattamente opposto a quello dichiarato dal Miur nel momento del varo della riforma.

Tali effetti distorsivi, del resto, sono noti, quanto meno, dall’autunno scorso, allorché sindacati e associazioni li portarono all’attenzione del Miur, come conseguenza delle modalità con le quali la VQR era stata realizzata e dell’uso che dei suoi risultati era stato fatto.

Tanto premesso, non sembra azzardato dire che la “finestra” l’ha riaperta la protesta e non l’Anvur. Questa, infatti, se il termine non fosse stato prorogato, molto difficilmente, attesa la mancanza di elementi di giudizio, sarebbe riuscita a fare le valutazioni e ad assegnare le relative quote premiali. Facendo di necessità virtù, bene ha fatto perciò l’Anvur stessa ad ascoltare la richiesta dei rettori, che certo avevano contezza della situazione, cioè che i lavori finora presentati non erano rappresentativi di tutti gli atenei.

Per l’Udu, la concessione della finestra è solo un primo passo, un punto di partenza, che sta consentendo di far emergere le ragioni del boicottaggio della VQR 2011-2014, considerata rea di “distribuire tagli con un meccanismo di presunta premialità".

Vediamo come andrà a finire.

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