Martedì scorso, 5 aprile, a quasi sette anni dall’entrata in vigore del decreto legislativo n. 150/2009, meglio noto come decreto Brunetta, all’Aran è stata sottoscritta l’ipotesi di accordo quadro nazionale, che ridefinisce i comparti e le nuove aree di contrattazione del pubblico impiego.
I comparti di contrattazione, dunque, passano da 11 a 4, siccome previsto dall’art. 40, comma 2, del citato decreto.
Nel primo dei nuovi quattro comparti, denominato “Funzioni centrali” (247.000 occupati), confluiscono gli attuali comparti Ministeri, Agenzie fiscali, Enti pubblici non economici, Enti di cui all’art. 70 del d.lgs. n. 165/2001 (in particolare: Enac, Cnel); nel secondo, “Funzioni Locali” (457.000 addetti), confluisce l’attuale comparto Regioni-autonomie locali; nel terzo, “Istruzione e ricerca” (1.111.000 occupati), sono compresi gli attuali comparti Scuola, Accademie e conservatori, Università, Enti pubblici di ricerca, Enti di cui all’art. 70 del d.lgs. n. 165/2001 (in particolare, Agenzia spaziale italiana); nel quarto e ultimo comparto, denominato “Sanità” (531.000 addetti), confluiscono de plano tutti gli enti e le aziende sanitarie.
Anche la dirigenza sarà articolata in quattro comparti, in tutto analoghi a quelli sopra elencati.
Le organizzazioni sindacali devono superare la soglia del 5% - intesa come media tra deleghe e voti alle Rsu - per essere ammessi a negoziare, così come per l’accesso alle prerogative sindacali (permessi, distacchi, assemblee).
L’accordo prevede che, entro 30 giorni, due o più sigle possano aggregarsi per poter superare la predetta soglia, mentre a quelle sigle rappresentative nei preesistenti comparti e ora non più, in occasione della trattativa per il rinnovo contrattuale 2016-2018 viene concesso una sorta di “diritto di tribuna”, atteso che, come dichiarato dal presidente dell’Aran, esse «avranno diritto di presenza ai tavoli negoziali, senza avere diritto di parola o godere delle prerogative sindacali».
Ci manca solo che gli facciano pagare il biglietto d'ingresso. In pratica, un ruolo simile, o quasi, quello degli spettatori dei talk show televisivi.
Comunque, solo quando ci sarà la firma dell’accordo definitivo, si potrà cominciare a parlare di avvio della trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro del pubblico impiego, bloccato da sette anni, per il quale il governo ha stanziato, per il 2016, la misera somma di 300 milioni di euro, che in media fanno 5 euro per dipendente.