Giornale on-line fondato nel 2004

Giovedì, 04 Lug 2024

Li chiamano Millennials e ho scoperto, leggendo una ricerca di S&P, che sono la Grande Speranza dell’economia americana. Costoro, che la vulgata accredita come i nati genericamente fra il 1980 e il 2000 sono, nella distribuzione per età della popolazione Usa, la coorte più numerosa e, quindi, su di loro si ripongono gli auspici di una domanda più robusta, per un’economia più vigorosa, quando finalmente guadagneranno abbastanza per poterselo permettere.

Il che ci riporta a un’altra domanda: ci arriveranno mai?

Prima di rispondere è utile guardare alcuni dati. Un articolo pubblicato dalla Fed di S.Louis fotografa chiaramente l’andamento della ricchezza mediana nella società americana. L’analisi considera le differenze isolando campioni diversi per età, istruzione e gruppo razziale. Ma quel che qui interessa sono i Millennials. Costoro, come si può vedere, hanno un reddito mediano di poco superiore ai 14.000 dollari, mentre la fascia d’età superiore, dai 41 ai 60 anni, supera i 100 mila e gli over 61 addirittura i 200 mila.

Incrociando i dati Fed con quelli di S&P, scopriamo così che il 27,4% della popolazione Usa ha un reddito mediano di 14.000 dollari. “La buona notizia – dice S&P – è che gli American Millennials stanno entrando negli anni quando guadagneranno, e spenderanno di più. Al momento, la loro spesa corrisponde a 600 miliardi di dollari e questo importo potrebbe raddoppiare entro il 2020”.

Potrebbe, appunto. Perché ciò accada, devono verificarsi due condizioni: che i redditi aumentino e, soprattutto, che i Millennials si sgravino di un po’ dei debiti che hanno accumulato che, com’è noto tendono a scoraggiare le spese future.

In questa sorta di odissea, che dovrebbe concludersi con l’approdo alla terra promessa di un livello di vita dignitoso, questi giovani, che ormai tanto giovani non sono più, o almeno non tutti, devono fare i conti con i profondi cambiamenti demografici cui sta facendo fronte la società americana che ne zavorrano notevolmente le prospettive.

Sempre S&P ha calcolato che il combinato disposto fra allungamento della vita media e abbassamento del tasso di fertilità sta già causando una costante diminuzione della popolazione in età lavorativa, con gravi conseguenze sui tassi di crescita, visto che meno persone al lavoro vuol dire meno prodotto. Le stime dell’agenzia calcolano che l’evoluzione demografica abbia diminuito il Pil Usa di almeno lo 0,6% l’anno, in media, fra il 2004 e il 2014, e che, nei prossimi otto anni, tale diminuzione arriverà allo 0,8%. E questo accadrà proprio negli anni in cui i Millennials dovrebbero guadagnarsi maggiori retribuzioni.

Come si vede, l’ascesa dei giovani americani verso la soglia alta dei consumatori potrà al più compensare l’effetto depressivo di una coorte sempre più numerosa di anziani, ma non invertirlo. E sempre che si verifichi quanto, almeno in passato, si è sempre verificato. Ossia che crescendo l’età, aumenti anche il reddito.

Perché, se così non fosse, le prospettive potrebbero essere ancora più brutte. Sempre S&P, prendendo a prestito le previsioni demografiche elaborate dalle Nazioni Unite, prevede che nel 2050 la popolazione in età lavorativa diminuirà dall’attuale 60% al 54%, con un’impennata del dependecy ratio, ossia il tasso di dipendenza di chi non lavora da chi lavora, che arriverà all’84% rispetto al 67% di oggi.

Non a caso, in conclusione della sua ricerca, l’agenzia lascia capire che gli anziani dovranno lavorare più a lungo. Ma in tal caso, come dovrebbero i Millennials riuscire a trovare lavori più remunerativi?

Si dice: grazie alla crescita. Ma anche qui la demografia si mette di traverso. La stessa S&P ammette che la curva della crescita americana mostra una tendenza costante alla riduzione, anche a causa della demografia. Una popolazione più anziana è sicuramente meno dinamica – quindi spende meno – rispetto a una più giovane, e ciò spiega il declinare della crescita Usa al mutare della struttura della popolazione.

In questo disperato tirare di qua e di là una coperta che è drammaticamente corta risiede l’enigma della società americana, che a ben vedere è comune a tante altre economie. Sempre meno giovani, con redditi incerti, chiamati a sostenere sempre più anziani in crescita costante di costi per pensioni e sanità.

Le odissee sono tormentate. E non sempre finiscono bene.

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

giornalista socioeconomico - Twitter @maitre_a_panZer

empty alt

All’ombra del Re dollaro crescono piccole valute

La notizia dell’ultimo aggiornamento che il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha dedicato...
empty alt

Tolve, bellezza lucana che affonda le sue radici nel terzo millennio a.C.

San Rocco è il Santo più venerato nel mondo cattolico. Nei miei viaggi per i borghi lucani la sua...
empty alt

In Adriatico sono tornate le mucillagini

In Adriatico sono tornate le mucillagini la cui composizione potei analizzare, tra primi, nel...
empty alt

Illegittimo affidare il controllo della prestazione lavorativa a un investigatore

Con ordinanza n. 17004/24, pubblicata il 20 giugno 2024, la Corte di cassazione - sezione Lavoro – ha...
empty alt

Dall’Antitrust cartellino rosso alla Figc

Dopo l'inattesa eliminazione della nazionale italiana di calcio dagli Europei, una nuova tegola si è...
empty alt

“Fremont”, film esistenzialista dalle venature surreali

Fremont, regia di Babak Jalali, con Anaita Wali Zada (Donya), Gregg Turkington (Dr. Anthony),...

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI
Back To Top