Della riforma in arrivo degli enti di ricerca Il Foglietto si è occupato più volte, sollevando forti perplessità, soprattutto in ordine ai profili delle risorse e del destino di ricercatori e tecnologi. Il nostro giornale ha dato altresì notizia, appena qualche mese fa, del fatto che del relativo schema di decreto legislativo si sono occupati anche i vertici degli stessi Epr, chiedendo qualche miglioramento, come l’esenzione Irap per il personale a tempo determinato e quella dell’Iva per le attrezzature di ricerca, l’aumento del finanziamento ordinario e l’abolizione del vincolo del 30% per il personale tecnico e amministrativo.
Di recente, a pronunciarsi è stato, da ultimo, il Consiglio di Stato, che ha espresso un parere assai critico sull’articolato del Governo. Dopo aver ripercorso la disciplina normativa vigente in materia, sia a livello sovranazionale che nazionale (principi costituzionali e legislazione ordinaria), il Supremo consesso amministrativo si è dilungato ad analizzare i criteri della delega e gli obiettivi della riforma, entrambi incentrati sul riordino, la ristrutturazione e la semplificazione degli Epr, al fine di una loro rivalutazione e valorizzazione.
Al riguardo, il Consiglio di Stato ha rilevato: 1) la necessità di integrare l’attività di consultazione, dato che il Governo, pur avendo elencato le principali criticità emerse, “non fa alcun riferimento alle tecniche di indagine ad esse relative, e alle modalità con cui esse sono state individuate e sono emerse”. Manca, in particolare, un’interlocuzione con il mondo scientifico esterno agli enti, con gli operatori collegati e le imprese; 2) la necessità di prevedere un’attività di monitoraggio, una riforma risultando tale soltanto “quando raggiunge un’effettiva attuazione, che sia percepita da cittadini e imprese e rilevata dai dati statistici”. Nello schema, la disciplina di tale fase di monitoraggio manca del tutto; 3) la necessità di provvedere a un riordino della legislazione in materia oggi in vigore, dato che l’intervento del Governo interessa un ampio numero di normative preesistenti, stante che una tale ricognizione non è stata fatta.
A questi rilievi di carattere generale, il Consiglio di Stato ne ha aggiunti poi altri, che attengono a specifici punti dell’articolato, di cui consiglia una riformulazione. Tra questi, in particolare si segnala: il tema dei premi per meriti scientifici e tecnologici, che esige specificazioni quanto alla procedura di assegnazione e alle risorse disponibili; la valutazione del merito eccezionale, che richiede la predisposizione di criteri idonei a orientare la commissione; la necessità di delineare l’ambito della locuzione “attività di terza generazione”, sanando altresì la disparità di trattamento tra gli enti vigilati dal Miur e tutti gli altri; la necessità, infine, di precisare i presupposti per il commissariamento degli enti.
Queste, in estrema sintesi, dunque, le condizioni che il Consiglio di Stato chiede siano soddisfatte per dare parere favorevole allo schema di decreto del Governo.