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Mercoledì, 08 Mag 2024

Da qualche giorno il nostro paese ha l’ennesimo 'governo non votato dagli italiani', grosso modo la fotocopia del precedente, così da rassicurare i mercati e l’Europa.

Poche sorprese, dunque, tra i suoi componenti: a parte qualche promozione (Alfano, agli Esteri), qualche apparente retrocessione (Boschi, da ministra a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) e qualche ripescaggio (Finocchiaro, ai Rapporti col Parlamento), l’unica “vittima” illustre è stata Stefania Giannini, quasi che la sconfitta referendaria sia stata solo colpa sua, mentre è tra i pochi che col fallito assalto alla Costituzione non c’entra granché. Viceversa, nonostante avesse tuonato il “tutti a casa”, appunto in caso di responso negativo delle urne, è stata premiata Valeria Fedeli, che proprio la Giannini andrà a sostituire al Ministero di Viale Trastevere.

Laureata (anzi, diplomata), ex sindacalista Cgil, dal 2013 vicepresidente del Senato, la neo ministra si presenta sul sito del Pd come una “sindacalista pragmatica”, oltre che “femminista, riformista e di sinistra”, sottolineando altresì che in tutti i ruoli ricoperti ha sempre avuto come stella polare “le battaglie per i diritti, le libertà e l’autonomia delle donne e per il superamento delle diseguaglianze di genere”.

Passando all’eredità che le lascia Stefania Giannini, due sono le questioni più scottanti che si troverà subito a dover affrontare.

Innanzitutto, le cosiddette Cattedre Natta, un provvedimento assai travagliato, in quanto, da un lato, oggetto di puntuali e articolati rilievi da parte del Consiglio di Stato, che su di esso ha espresso nella sostanza un parere condizionato, e, dall’altro, bersaglio di numerose critiche e reiterati malumori provenienti dal mondo accademico, sia per la procedura speciale escogitata per il reclutamento dei “talenti”, che non sono tenuti a passare per le forche caudine delle abilitazioni, sia per la promessa di uno stipendio più alto di quello attribuito ai “colleghi” che già insegnano negli atenei. Riservandosi addirittura la nomina (cui ora personalmente non potrà più procedere) dei presidenti delle commissioni di concorso dei “talenti”, e di questa iniziativa Renzi aveva menato vanto, come panacea per il ritorno dei cervelli fuggitivi e, nel contempo, base per la “ripartenza” del paese attraente per i cervelli stranieri.

Allo stato, i fondi stanziati per le Cattedre Natta saranno assorbiti dal Fondo di finanziamento ordinario del 2016, con la metà delle risorse destinate agli atenei “terremotati”, mentre si resta in attesa di acquisire il parere del Parlamento e di conoscere la posizione che in argomento deciderà di prendere la neo ministra.

L’altra questione che la neo ministra dovrà affrontare concerne l’attuazione di tutte quelle misure che nella legge di stabilità riguardano gli atenei.

Tra queste, c’è la vicenda delle 400 superborse di studio da 15mila euro da assegnare agli studenti meritevoli e bisognosi (avuto riguardo ai risultati conseguiti durante gli studi secondari e all’Isee). La pubblicazione del relativo bando dovrebbe avvenire entro il prossimo aprile, ma sarà difficile rispettare la scadenza, dato che la legge stabilisce che, a partire da gennaio 2017, la vecchia Fondazione per il merito si trasformi nella nuova “Fondazione articolo 34”, alla quale è stata attribuita la gestione di tutta la procedura.

L’eventualità di uno slittamento si profila anche per la determinazione dei nuovi fabbisogni regionali per il riparto delle risorse del Fondo statale per il diritto allo studio. Si tratta di risorse che ammontano a 217 milioni e dovranno essere assegnate alle regioni entro il 30 settembre, ma c’è da costituire entro 6 mesi un solo ente erogatore per il diritto allo studio per ogni regione, con tanto di rappresentanza studentesca.

Da ultimo, c’è la questione dell’assegnazione di 270 milioni ai Dipartimenti migliori. Infatti, se è vero che le risorse dovranno essere assegnate soltanto nel 2018, già a partire dai prossimi mesi il Miur dovrà attivarsi, insieme all’Anvur, per iniziare la procedura che culminerà nella graduatoria entro cui individuare i 180 Dipartimenti migliori.

Sul complesso di tali questioni, non ci resta, dunque, che attendere le prossime mosse della neo ministra.

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