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Mercoledì, 03 Lug 2024

Negli ultimi quattro anni, con la ripresa economica dopo la lunga e intensa recessione, il Pil della Spagna è cresciuto cumulativamente dell’11,5%, mentre quello italiano appena del 3,4%.

Nell’analizzare i dati del World Economic Outlook rilasciati dal Fondo Monetario Internazionale, il Financial Times ha evidenziato che il Pil pro capite spagnolo nel 2017 ha superato quello italiano e che la tendenza proseguirà negli anni a venire. L’articolo, dal titolo Spanish now richer than Italians, IMF data show – subito ripreso dalle principali testate nazionali nostrane – è, però, fuorviante per due motivi.

Il primo è che, utilizzando il Pil come misura di confronto, non si può parlare di ricchezza ma di reddito prodotto. Si tratta di una confusione tra stock (la prima) e flusso (il secondo), che non sfugge agli analisti, ma che può indurre i lettori ad interpretazioni non corrette della realtà.

Il secondo errore, ben più grave, è la traslazione del confronto dai Paesi ai loro abitanti, che non è affatto scontata. Il Pil misura la produzione che avviene all’interno dei confini economici di uno Stato, ma non è detto che siano i suoi abitanti a beneficiarne. Un caso emblematico è quello dell’Irlanda, sede legale di numerose multinazionali che godono di agevolazioni fiscali, che ha fatto registrare negli ultimi anni un’impennata del Pil, il 20% del quale finisce, però, all’estero.

Per confrontare il benessere economico degli abitanti di uno Stato, infatti, occorre fare riferimento non al Pil, ma al reddito disponibile delle famiglie (misurato al netto di imposte e contributi), meglio se aggiustato per i trasferimenti in natura ricevuti dallo Stato (principalmente in istruzione e sanità) e per le imposte indirette che gravano sui consumi (Iva e accise). Si tratta di quanti soldi finiscono effettivamente nelle tasche delle persone, che possono utilizzarli per le loro spese (consumi) o metterli da parte (risparmio).

Nel 2016, il reddito disponibile degli italiani era di 18.754 euro pro capite, mentre quello degli spagnoli di 15.061 euro. Bisogna, tuttavia, considerare che il costo della vita nei due Paesi è diverso. Il livello dei prezzi in Italia è in linea con la media dell’Eurozona, mentre in Spagna è inferiore di quasi il 10%. A parità di potere d’acquisto, come si dice in gergo statistico, il reddito disponibile degli italiani è di 18.666 euro, mentre quello degli spagnoli è di 16.457 euro, con una differenza di oltre 2.200 euro pro capite, che superano i 2.500 se si tiene conto dei trasferimenti in natura da parte dello Stato, che in Italia sono più generosi.

Sebbene negli ultimi anni il divario si sia ridotto per la brillante crescita economica spagnola contrapposta a quella asfittica italiana, si può tranquillamente affermare che il sorpasso dei nostri cugini iberici, in termini di standard di vita, ancora non è avvenuto, né avverrà nei prossimi anni, in cui si spera che il trend dell’economia italiana si riallinei a quello degli altri partner europei.

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