Avendo avuto la sfortuna di viverle in prima persona con la mia famiglia, alle prime forti scosse di terremoto del 2016 ho dedicato all’epoca un breve articolo su questo giornale.
Da allora, com’è noto, anche se meno forti, altre scosse, con epicentri diversi (l’ultima in Molise di magnitudo 4.6, la settimana scorsa), hanno continuato a martoriare i territori del Centro Italia, impedendo così il ritorno a casa a tutti gli abitanti di tanti piccoli paesi ormai ridotti a cumuli di macerie, che solo di recente l’esercito ha cominciato a rimuovere. Ancorché non più all’attenzione dei media, perciò, l’emergenza continua e la ricostruzione sembra quasi una chimera. Di certo, per come è stata “burocratizzata”, di ricostruzione, secondo gli esperti, non potrà cominciarsi a parlare se non fra 5/10 anni.
Degli sfollati, alcuni sono stati ospitati dai parenti, altri in strutture messe a disposizione dai Comuni vicini e meno sfortunati, altri ancora, la maggioranza, sono stati trasferiti in alberghi del litorale, dove è facile incontrarli, con le loro inconfondibili facce spaesate, mentre passeggiano sul lungomare ma, come Lucia nei Promessi Sposi, col cuore e la mente sempre rivolti ai loro monti. Ci sono, però, anche gli irriducibili, cioè quelli che hanno deciso di rimanere, per un incondizionato amor loci e per continuare le loro attività, quelle alle quali avevano dedicato l’intera loro esistenza.
Proprio nell’ambito di quest’ultima categoria, ho scelto di raccontarvi due storie esemplari: quella di Casale Nibbi ad Amatrice e quella del ristorante Lo Spuntino, a Montegallo.
Casale Nibbi è un’azienda agricola a conduzione prevalentemente familiare (siamo ormai alla quinta generazione), che si trova nel territorio di Amatrice, in provincia di Rieti. Ha un’estensione di 80 ettari, in parte sistemati a frutteti (10 ettari, di cui 2 coltivati a ciliegie e 8 a mele, con ben 20 qualità diverse) e, in parte, destinati a colture cerealicole (grano duro) e foraggi, con stalle, laboratori e altre pertinenze. Il tutto assicura un’ottima produzione lattiera nonché di formaggi freschi e stagionati, nel più rigoroso rispetto delle vigenti normative in materia di agricoltura biologica. Eccellente (e sempre bio) anche la produzione di pasta, avviata dal 2006, recuperando un’antica tradizione della conca amatriciana.
Ebbene, il terremoto ha parzialmente lesionato un laboratorio e la concimaia della stalla, ma, nonostante questo, gli uomini e le donne di Casale Nibbi sono rimasti lì, dove si è sempre svolta la loro vita. Sono stati, inoltre, tra i primi a soccorrere i concittadini amatriciani. La loro ricetta è stata semplice e sconvolgente: ”Un bel respiro e si riparte. Cerchiamo di aiutarci l’un l’altro per superare il disastro”.
Simbolo della resistenza al terremoto, l’azienda è in piedi e continua a produrre e a vendere, con apertura ininterrotta dalla mattina fino alle 8 di sera. La scritta sul campanello (“Suonate e noi veniamo”) esprime una promessa sempre mantenuta.
La seconda storia è quella del ristorante Lo Spuntino a Montegallo, in provincia di Ascoli Piceno, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Qui il sisma è stato più devastante e il ristorante, com’era, lo si può vedere ormai solo su Internet. Ma Antonella e Stefano (anche lui originario di Amatrice) che lo gestivano (e continuano eroicamente a condurlo) sono tipi tosti, che non hanno mollato nemmeno di fronte al locale chiuso per inagibilità. Con coraggio e determinazione invidiabili, hanno fatto un miracolo: si sono inventati una sistemazione provvisoria post sisma, a pochi metri da dove sorgeva il loro ristorante sventrato dal terremoto.
Il posto si trova ora, en plein air, all’incrocio subito sotto la Chiesa. Il cibo continua a essere buonissimo, il servizio è perfetto come sempre e, in barba al terremoto, l’ambiente è molto accogliente. Certamente, nella versione rimaneggiata, il ristorante non ha potuto sinora offrire tutto il menù e i piatti di prima, ma la qualità è rimasta la stessa e si può gustare ogni categoria di prodotti tipici. Grande esempio di ristoratori per passione, Antonella e Stefano stanno finalmente per essere “delocalizzati”, cioè per ricevere un nuovo locale dove riprendere a pieno ritmo la loro attività di dispensatori di leccornie. Loro hanno fatto tutto quel che potevano, ora spetta alle istituzioni competenti riaprire la strada per Arquata e Castelluccio, snodo essenziale per far rivivere Montegallo.
Ai “resistenti” di Amatrice e Montegallo, come a tutti i resistenti del cratere, va la nostra sentita solidarietà e l’augurio più sincero di ricominciare presto e meglio di prima.