Le previsioni di primavera della Commissione europea prevedono una crescita di 1,5% per quest'anno, in linea con il Def di pochi giorni fa. Per il 2019, si stima, invece, un rallentamento (+1,2%), venendo meno il sostegno di investimenti ed esportazioni.
Più bassa anche la stima di crescita del Pil nominale per il 2019, a causa di una diversa valutazione del deflatore che secondo la Commissione sarà più contenuto di circa mezzo punto percentuale rispetto a quanto scritto nel Def.
I differenti criteri di calcolo per la stima dell'output gap (differenziale tra la crescita potenziale e quella effettiva), portano a una differente valutazione del saldo strutturale, che per la Commissione è in peggioramento al -1,7% nel 2018 e al -2% nel 2019, allontanando nel tempo il conseguimento del pareggio di bilancio previsto dal Fiscal Compact e, per l'Italia, anche dalla Costituzione.
Distante di 1 punto percentuale (circa 18 miliardi di euro) anche la valutazione dell'avanzo primario e dell'indebitamento netto per il prossimo anno. La Commissione non crede che potranno essere aumentate le entrate e ridotte le spese, così come previsto dal Governo, considerando gli interventi annunciati di sterilizzazione degli aumenti dell'Iva, previsti come clausola di salvaguardia a partire dal 1° gennaio 2019.
La diversa consistenza del deficit si riflette sul debito pubblico, che secondo la Commissione comporterebbe un ritmo di riduzione del rapporto debito/Pil ben più lento di quanto previsto dal Governo (1,7 punti di differenza alla fine del prossimo anno). Il rispetto della regola del debito, che dovrebbe tendere al 60% di Pil a un ritmo ben definito, è praticamente irraggiungibile anche in un'ottica di prospettiva ('forward looking').
La crescita in Italia è ancora troppo lenta (+1,5% rispetto al +2,3% dell'Euro area nel 2018 e 1,2% contro 2% nel 2019) per motivi che appaiono ormai strutturali (produttività del lavoro +0,6%, occupazione +1%, disoccupazione 10,8%, a fronte dei rispettivi +1%, +1,3% e 8,4% dell'Eurozona) e ostacolano il raggiungimento degli obiettivi di risanamento fiscale.
Sulla base di questi numeri, nei prossimi giorni la Commissione Europea renderà note le Raccomandazioni di cui l'Italia dovrà tenere conto nella prossima legge di bilancio, senza escludere, come già avvenuto lo scorso anno, la richiesta di una riduzione sul deficit 2018, da realizzarsi con una manovra straordinaria di correzione dei conti pubblici.
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