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Lunedì, 11 Dic 2023

Il lungo articolo di Concita De Gregorio di sabato scorso su la Repubblica ha avuto una certa risonanza per la risposta piccata di Zingaretti. Personalmente non sono un tifoso né del segretario del PD né del suo partito, ma la sua reazione mi è sembrata doverosa, ancorché tardiva non di giorni ma di anni.

Ieri sera, la De Gregorio a “Che tempo che fa” ha insistito sulla linea del qui fa tutto schifo, dal trasformismo ai personalismi: Conte, Renzi, Zingaretti, tutti messi sullo stesso piano. Poi ha esibito il solito vittimismo dicendo di aver fatto solo il suo mestiere di giornalista che scrive per i lettori e non per il potere. Il che, visto chi è il patron di Repubblica e i suoi desiderata, fa mestamente sorridere.
 

Non rammento, a proposito del trasformismo e del prevalere nel Pd degli ex democristiani e di tante altre cosucce che hanno portato al punto in cui siamo, altrettante analisi critiche e indignazioni, quando tutto ciò accadeva negli anni passati fin dalla fondazione del Pd di Veltroni con dentro di tutto, anche la teodem Binetti, e ancor prima. Non le ricordo soprattutto quando Concita era direttore de l’Unità dal 2008 al 2011.

Con il suo vittimismo vuol far credere di essere una “Vispa Teresa” della verità ma il suo articolo, e quel che ha detto ieri sera da Fazio, è stato un intervento a gamba tesa contro Conte, mascherato da un radicalismo fintamente moralistico d’antan che ha contribuito non poco a ridurre la sinistra a quello che è oggi e a far sì che contro il sovranismo e il nazionalismo delle destre, il berlusconismo corruttore di sempre e Renzi che gli sta riaprendo la strada, si debba combattere nelle fogne del trasformismo.

Far credere di stare super partes è un modo per favorire in questo momento la caccia a Conte da parte di Renzi e di lorsignori che gli stanno dietro, compresi i loro paludati portavoce annidati nel giornale in cui scrive la De Gregorio che sa benissimo quello che fa.

A parte questo, quello che ho trovato oltremodo sgradevole nell’articolo della giornalista - e che la dice lunga sul suo sarcasmo con la puzza sotto il naso contro il trasformismo - è il riferimento a due donne.

“Una si chiama Tatjana Rojc, senatrice. – scrive Concita – […] ‘Mi sacrifico per il bene del paese’, ha detto passando ai Responsabili. Ho chiesto il permesso al segretario, ha aggiunto. Zingaretti ha firmato la giustifica, come a scuola”.

Il “permesso”, la “giustifica come a scuola”, un disprezzo per la persona che segnalo alle donne che, prescindendo da ogni altra considerazione politica, hanno solidarizzato con Concita solo perché donna.

“L'altra è Valentina Cuppi, - dice la De Gregorio - sindaco di Marzabotto, presidente del Pd. E’ salita al Colle con la delegazione. Era dietro a Orlando, Marcucci e Del Río, panico fra i fotografi che devono mandare la foto con didascalia. Vabbè”.

No, non vabbé, né per i fotografi né per chi scrive una simile porcheria, - tra parentesi la Cuppi non stava dietro ma a fianco di Zingaretti al momento della dichiarazione ai giornalisti - ironizzando sulla mancata notorietà di una donna che non è la sindaca di vattelapesca ma di Marzabotto.

Ps: a proposito di didascalie, si scrive Delrio non Del Rio.

Aldo Pirone
Coautore del libro "Roma '43-44. L'alba della Resistenza"
www.facebook.com/aldo.pirone.7

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