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Lunedì, 11 Dic 2023

Emma Bonino ce l’ha con Conte. Ieri nella consultazione al Quirinale ne ha bocciata l’eventuale riproposizione come premier. Anche quando si formò il Conte 2 non lo votò, sebbene l'alternativa fossero le elezioni tanto invocate, e pour cause, da Salvini. Poi ha sempre fatto l’opposizione.

La Bonino si è sempre professata super europeista. Della Commissione europea ha fatto parte in anni lontani, designata dal primo governo Berlusconi, quando si era innamorata politicamente del “liberale” cavaliere di Arcore. Fu eletta deputata dal centrodestra alle prime elezioni maggioritarie nel lontano 1994 e aderì subito al gruppo parlamentare di Forza Italia.

Alle ultime elezioni è stata eletta con la sigla “Più Europa”, in segno di sfida, così la presentò, contro i sovranisti. Alle europee il suo raggruppamento non ha preso seggi ma ciò non ha influito nella svolta europeista che ha portato all'elezione della von der Leyen in cui furono determinanti, nel luglio 2019, i voti del M5s spinti a quella scelta da Conte.

La cosa, non per niente, mandò in bestia il sovranista xenofobo Salvini, uscito trionfalmente da quelle elezioni con il 34% dei voti.

Poi l’alleanza populista gialloverde si sfasciò e se c’è una cosa che ha distinto il secondo governo Conte, con tutti suoi limiti, gli errori e gli sfasciacarrozze a bordo (Renzi), è stato proprio il suo crescente europeismo nel mezzo della lotta alla pandemia e per un cambiamento solidaristico nelle politiche economiche della Ue.

Insomma, un “Più Europa” che avrebbe dovuto far piacere alla Bonino. Invece l’onorevole signora è rimasta tetragona a tutto ciò, insieme all’altro suo socio acquisito: Calenda. Il che dimostra come il tratto europeista della Bonino sia a dir poco fasullo, mentre la senatrice è solo ossessionata, come tanti altri nella schiera di lorsignori, dalla preoccupazione principale di far fuori Conte, anche a rischio di dare l’Italia alla destra, che lei dice di aborrire ma che oggettivamente favorisce.

Ieri, anche l’esimia senatrice ha invocato la “maggioranza Ursula” ma senza Conte, dimenticando che quella maggioranza, con dentro l’Alde, il raggruppamento liberale europeo cui la Bonino aderisce, si è creata nell’europarlamento anche per opera determinante di Conte e del M5s.

Qualcuno potrebbe pensare che l’orientamento della Bonino sia affetto da settarismo e impoliticismo nonché da un esasperato personalismo. Non è così. E’ la genuina rappresentazione dei desiderata di lorsignori di riprendersi in pieno il bastone del comando, soprattutto nelle politiche economiche e nella gestione del Recovery plan.

A lavorare per loro non c’è solo Renzi, ma tanti altri. Fra questi la Bonino.

Aldo Pirone
Coautore del libro "Roma '43-44. L'alba della Resistenza"
www.facebook.com/aldo.pirone.7

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