Era nata a New York il 24 marzo 1826 la suffragetta che ha dato il nome al famoso "Effetto Matilda", il fenomeno che ha identificato i furti di genere delle scoperte delle scienziate.
La definizione è stata creata negli anni ’90 del secolo scorso dalla storica della scienza Margaret Rossiter. Il nome “Matilda” fa riferimento proprio a Matilda Gage, che osservò per prima il fenomeno nel XIX secolo.
Con questo termine si definisce quindi la puntuale negazione o la minimizzazione dei risultati scientifici conseguiti dalle donne, i cui studi vengono spesso attribuiti ai loro colleghi uomini, non a causa della scarsa qualità scientifica del loro lavoro, ma per motivi di genere.
Gli esempi di “Effetto Matilda” sono così numerosi che si fatica a elencarli tutti.
Il primo è quello di Trotula de Ruggiero, una delle Mulieres Salernitanae che, nel XII secolo, scrisse opere di medicina che vennero attribuite ad un fantomatico medico "Trottus" nelle trascrizioni successive alla sua morte.
Un altro esempio è quello di Nettie Stevens, la prima scienziata a osservare e a descrivere le differenze nei cromosomi dei gameti negli uomini e nelle donne, le cui scoperte valsero il Nobel a Thomas Hunt Morgan che gliele scippò.
Per conoscere gli altri casi di "Nobel negati" invito a leggere le biografie di Lise Meitner, Rosalynd Franklin, Chien Shung Wu, Annie Cannon, Jocelyn Bell Burnell.
Per approfondire: "Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie", Ledizioni 2023.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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