Niente di meglio che leggere il frutto di una ricerca di un venditore di spazi pubblicitari per farsi un’idea del mondo. O, meglio, farsi un’idea di ciò che questo mondo pensa di noi.
Personalmente ho trovato molto illuminante un articolo pubblicato sulle pagine di Amazon ADS, che spiega ai suoi inserzionisti i vantaggi dell’investimento sui canali di intrattenimento, prendendo spunto da una ricerca condotta l’anno scorso su alcuni consumatori. Perché questo siamo per Amazon, meglio ricordarlo. E non solo per Amazon, ovviamente.
Ciò che interessa, a fini del discorso che portiamo avanti qui, non è però la struttura sociologica della nostra economia di mercato, che com’è noto ha bisogno di consumatori per funzionare. L’aspetto interessante è la funzione che l’intrattenimento ormai da decenni svolge nella nostra società all’interno di questo paradigma economico, che peraltro si basa su un altro elemento fondativo di cui si discute sempre troppo poco: il tempo liberato dal lavoro, fatto squisitamente economico, che ha profonde ricadute sociali, come anche Keynes intuì scrivendo un celebre articolo negli anni Trenta del secolo scorso.
Il binomio tempo libero e intrattenimento è il cuore dell’articolo pubblicato da Amazon, e scorrere la ricerca che lo ha ispirato ci comunica altre informazioni interessanti sulle opinioni dei consumatori.
Per cominciare, va precisata meglio la definizione di “tempo di qualità”, contenuta nell’immagine che apre questo articolo. Ecco come viene considerato: “Amazon Ads definisce il tempo di qualità come il tempo significativo che dedichiamo a noi stessi, al di fuori delle responsabilità (corsivo mio, ndr) e degli impegni giornalieri o settimanali. Per alcuni, significa passare del tempo con i propri cari (senza distrazioni). Per altri, è lo sviluppo e l’arricchimento personale. Altre volte, si tratta di chiacchierare mentre si trasmette in streaming un videogioco, si analizza il gameplay durante gli sport in diretta o si partecipa a una maratona della nostra serie TV preferita”.
Questa definizione include pacificamente l’intrattenimento nell’ampia categoria del tempo di qualità. Quindi Amazon ci sta dicendo che il tempo speso a guardare una serie tv è speso tanto bene quanto quello trascorso con i vostri cari. Con una ulteriore avvertenza: “Tempo libero non significa sempre tempo di qualità”. “La nostra ricerca – aggiunge – ci conferma che al giorno d’oggi la gente semplicemente non trascorre abbastanza tempo di qualità”. Quindi non sta ancora troppo davanti a uno schermo, magari coi suoi cari così prende due piccioni con una fava.
La ricerca mostra che c’è un 41% di consumatori, ossia i 17.600 intervistati di età compresa fra i 18 e i 74 anni, che considerano le proprie settimane alquanto stressanti. Più della metà del campione, diffuso globalmente, dice di aver meno di dieci ore di tempo di qualità a settimana.
Una volta conquistato questo tempo di qualità, con tutte le difficoltà generate dal logorio della vita moderna (cit.), come lo trascorrono?
Quindi in buona parte questo tempo di qualità si trascorre da soli o in circoli ristretti che possono comprendere il partner o i familiari. Ed è qui che interviene la prima immagine in alto: il 71% dei consumatori “concorda sul fatto che l’intrattenimento migliora il tempo di qualità dell’esperienza”. Ed eccola spiegazione: “Man mano che il panorama dell’intrattenimento cresce, le persone hanno sempre più scelte. Podcast o musica? TV o film? Azione-avventura o RPG? Che sia alla ricerca di relax o di un senso di realizzazione, il pubblico utilizza l’intrattenimento per riprendere il controllo e fare scelte su ciò che è meglio per il proprio tempo di qualità, e la maggior parte concorda sul fatto che la libertà di scegliere o curare l’intrattenimento rende il tempo di qualità più appagante“. I corsivi sono miei, ovviamente.
Notevole il commento di una certa Camille, 31 francese: “Guardare la Tv, film: sembra tempo di qualità perché è tempo personale. Sono io che decido”. E quindi a seguire quello di Amazon: “Guardare l’ultimo film di successo o recuperare gli episodi persi di un programma televisivo, che può sia intrattenere che offrire evasione agli spettatori, sono due forme comuni di tempo di qualità”.
Mi domando quale sia la differenza fra evasione e intrattenimento, ma non voglio avventurarmi troppo nella filologia di un venditore di pubblicità. Perché di questo stiamo parlando: di un soggetto economico che pubblica un articolo per convincere i suoi inserzionisti che la fuori c’è un mucchio di gente pronta a spendere il suo tempo per vedere i suoi prodotti di intrattenimento, e quini fa benissimo, l’inserzionista, a investire su di lui.
Vengono portati a testimonianza anche alcuni elementi di fatto: “Su Prime Video, gli spettatori trascorrono l’11% di tempo in più sullo streaming di contenuti TV durante i giorni feriali rispetto ai fine settimana. Durante i giorni feriali, i programmi in diretta come il Thursday Night Football (TNF) sono il contenuto più popolare, seguito dalle ultime uscite cinematografiche. Gran parte di questa visione avviene dal divano, con più di 8 spettatori Prime Video su 10 che si sintonizzano dai dispositivi del soggiorno”.
Come ultima notazione interessante da condividere, c’è anche l’informazione che “più della metà degli intervistati concorda sul fatto di utilizzare spesso alcune forme di intrattenimento in sottofondo e questa percentuale sale a circa i due terzi nei paesi prevalentemente anglofoni”.
Insomma: sia che “partecipino” effettivamente (o affettivamente) all’intrattenimento, o che lo lascino scorrere come uno sfondo della loro esistenza, i consumatori, ossia il mondo attorno al quale si sta definendo non solo l’economia ma anche la visione che abbiamo della realtà, vivono felici nella loro comfort zone sempre più pervasiva dell’intrattenimento. “Ciò include offrire ai consumatori nuovi modi di godersi il tempo, semplificarsi la vita o favorire la consapevolezza e il rilassamento”.
E questo il venditore di pubblicità non lo dice perché vuole convincere un inserzionista. Lo dice perché è vero.
Maurizio Sgroi
giornalista socioeconomico
autore del libro “La storia della ricchezza”
coautore del libro “Il ritmo della libertà”